Non ci sono dubbi che l'inizio degli anni '80 abbiano
rappresentato il periodo meno eccitante della carriera di Cash.
Nonostante la moltitudine di album precedentemente pubblicati e la solida
fama di padre della patria della scena country rock, la stella di "the man
in black" sembrava essere in caduta libera, oscurata dai repentini
cambiamenti che stavano scuotendo il panorama musicale a stelle e strisce
e dall'immobilismo di un artista ormai in deficit creativo. E poi, c'era
il problema della tossicodipendenza, una battaglia durissima che Cash
combatteva camminando sempre sull'orlo dell'abisso. E' con l'arrivo del
produttore Billy Sherrill, guru induscusso del country, che, almeno da un
punto di vista squisitamente artistico, le cose cominciano a migliorare e The
Baron (1981), primo album nato da questa collaborazione, riesce a ottenere un
discreto successo di vendite. Prima che Sherrill lasci la Columbia, tra il 1981
e il 1984, i due registrano un nuovo disco, che però resterà nei cassetti per
ben trent'anni, fino a quando il figlio di Johnny, John Carter Cash, non
riesce a trovare casualmente la bobina delle registrazioni negli immensi
archivi del padre. Vede così la luce Out Among The Stars che, a differenza di
ciò che si sarebbe potuto pensare al momento dell'annuncio della pubblicazione,
non è una raccolta di scarti di magazzino, ma un disco vero e proprio, omogeneo
e coerente nella sua composizione, e che riflette esattamente il momento di
luci e ombre che stava vivendo il songwriter americano. Se da un lato, quindi,
ci sono momenti assolutamente prescindibili (I Came To Believe, Call Your
Mother), dall'altro, Cash riesce a piazzare la zampata del leone
indomito e ci regala alcuni momenti di grande interesse, non solo storico
ma anche artistico. Corroboranti a dir poco, i duetti con l'amata June Carter
(semplicemente fantastica Baby Ride Easy) e con il sodale di sempre, Wylong
Jennings (I'M Moving On), mentre davvero di altissimo livello sono la
title track, che apre il disco, e She Use To Love Me A Lot, una delle
interpretazioni migliori del Cash di quel decennio (la seconda versione del
brano, inserita come bonus track e riarrangiata da Elvis Costello a fine
disco, è però di una bruttezza disarmante). Una vera chicca dunque per i
fans e i completisti che troveranno in questo disco la pura gioia di
riascoltare una delle voci che ha saputo raccontare al meglio la grande epopea
roots statunitense.
VOTO: 7
Blackswan, sabato 12/04/2014
7 commenti:
Questo lo prenderò senz'altro. Recensione impeccabile, grazie!
@ Roberto: e fai bene perchè è davvero un buon disco :)
Ho scoperto Cash davvero tardi e sto recuperando il tempo perso. Monumento.
@ Antonello : più che un monumento!
A me questo disco "perduto" è piaciuto davvero molto.
Lo sto ascoltando parecchio, in questo periodo.
Mi è sempre piaciuto Jhonny!
Sono riuscita ad entrare, Blak!
Cristiana
impeccabile decisamente
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