Se l'anagrafe non confermasse che Nick Waterhouse è
nato a Huntington Beach (Orange County, California) nel 1986, ascoltando
questo disco penseremmo di essere stati risucchiati attraverso un varco spazio
temporale. Basta infatti buttare una rapida occhiata alla copertina di questo
disco, che ha un'aura languidamente sixties, o sbirciare una foto a caso del
chitarrista californiano, con il suo look dimesso da Buddy Holly (semplice
combinazione il titolo?) con la passione per i cardigan degli Housemartins, per
rendersi conto che dalle sue parti gli anni '00 non sono ancora arrivati.
Waterhouse non ha mai nascosto, poi, una passione per certi vecchi eroi di un
passato lontanissimo quali John Lee Hooker, Mose Allison, Leiber & Stoller,
e quando suona, imbraccia una Martin elettrica del 1953, con amplificazione
anni '60. Insomma, ci sono tutte le carte in regola perchè Holly suoni
esattamente come un disco soul e r'n'b pubblicato a cavallo tra la fine degli anni
'50 e l'inizio del decennio successivo. Eppure, nonostante tutto
questo armamentario vintage, la seconda fatica di Waterhouse suona
molto meno anacronistica delle proposte di alcuni gruppi, già recensiti
quest'anno dal killer, quali gli spagnoli Excitements o la grande Sharon Jones.
Se infatti è palese fin dal primo ascolto quali siano i riferimenti culturali
del ventisettenne chitarrista (a mio avviso, Otis Redding su tutti), è
altrettanto vero che le canzoni di Holly vestono di una modernità a tratti
stupefacente. Waterhouse non si limita infatti alla replica di un suono, ma lo
arricchisce con spunti compositivi che sanno spaziare verso territori altri,
che ammiccano anche a sonorità tex-mex e soprattutto al jazz. Ne esce un
album di canzoni che posseggono una filigrana strumentale perfetta,
in cui l'abilità di cesello, quasi artigianale, di Waterhouse si sposa
con il respiro più ampio di un songwriting che restituisce linfa vitale a
un genere troppe volte riproposto con le sembianze della reliquia. Antico,
certo, eppure straordinariamente attuale, raffinato ma senza alcuna
presunzione, conciso per brevità ed essenziale per contenuti (in scaletta non
c'è una sola nota fuori posto), Holly si candida a essere una dei dischi più
interessanti e coinvolgenti del 2014. Per palati fini.
VOTO: 8
Blackswan, martedì 15/04/2014
5 commenti:
Bellissimo pezzo, me lo vedo benissimo come colonna sonora di una languida scena di un film di Tarantino :)
killer, ogni volta che entro nella tua pagina mi compare una schermata con scritto:
"Pericolo: malware in vista!"
fai qualcosa!
Anche a me!
Anche a me!
Amici, non è colpa mia, non so cosa sia successo. sabato, viene un amico esperto e gli faccio mattere mano. scusatemi.
Posta un commento