Dan Wilson, trent'anni, scozzese originario di
Edimburgo, meglio conosciuto sotto il moniker Withered Hand, ha all'attivo
solo due album: Good News, pubblicato nel 2011, e quello a cui si
riferisce la presente recensione, intitolato, con un simpatico
calembour, New Gods. Giochi di parole a parte, ciò che colpisce nella musica di
questo riccioluto ragazzo è la capacità di maneggiare la materia del pop con
intelligenza e raffinatezza.Smaccatamente melodiche,
eppure costruite su un songwriting equilibrato, scevro da banalità e
leziosità, equidistante per indole dalla cosidetta scena alternative
così come da certa plasticaccia buona solo per Mtv, le canzoni di New Gods,
nella loro identità marcatamente pop, hanno il merito però di attingere anche da
sonorità che guardano tanto agli States, talvolta tornano in mente i Byrds
(Black Tambourine) o Neil Young (Life Of Doubts), quanto alla scena pop rock
inglese che ebbe come protagonisti gli Smiths (King Of Hollywood è smithsiana
fino al midollo). A continuare il gioco dei rimandi, mi sono
quindi tornati in mente anche i Microdisney, un misconosciuto gruppo
irlandese di stanza a Londra, che a metà degli anni '80, partorì un paio di
album di pop chitarristico di rilucenti cromatismi (The Clock Comes Down
The Stairs e Crooked Miles) che, con le dovute proporzioni, mi ha ricordato da
vicino quello di Whitered Hand. Date queste coordinate, necessarie a inquadrare
il disco, ciò che davvero conta è che New Gods è una raccolta di canzoni
brillantissime, dominate da un suono di chitarra vintage e dalla voce limpida
e diretta di Wilson. Una scaletta il cui approccio melodico pur essendo
immediato, cresce successivamente in ripetuti ascolti che svelano la trama
di arrangiamenti che definire brillanti è riduttivo. L'iniziale
Horseshoe anticipa l'incanto melodico di un album seducente e privo
di riempitivi: Fall Apart è la canzone che i Coldplay non riescono più a
scrivere dai tempi di Parachutes, Black Tambourine è un'esplosione di sole che
ci riporta alla California degli anni '70, l'arrangiamento per fiati della
conclusiva Not Alone è di una modernità disarmante. E ne cito solo alcune.
New Gods è in definitiva un disco sorprendente, di quelli che non vi aspettereste
mai e che poi invece vi riempiono le giornate con canzoni che, per
qualche settimana almeno, vi appariranno irrinunciabili. Decisamente bello.
VOTO: 8
Blackswan, mercoledì 14/05/2014
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