Chi scrive avrebbe
scommesso qualunque cosa sul futuro dei Mastodon: troppo belli certi dischi,
troppo geniali certe soluzioni davvero inusitate per il genere, troppo bravi tecnicamente
per non ergersi una spanna sopra il resto del mondo. Due album come Leviathan
(2004) e Blood Mountain (2006), seppur nel loro diverso approccio stilistico
(il primo più ancorato allo sludge e al post-core, il secondo più decisamente virato
verso il prog) sono due gemme da conservare con orgoglio nella propria
discografia metal. Il lavoro successivo, Crack The Skye (2009), sviluppava la
tendenza progressive del suo predecessore con maturità ed equilibrio, alternando
dirompenti sfuriate elettriche a momenti decisamente più rasserenati, nei
quali, a tendere bene l’orecchio, si percepivano echi pinkfloydiani e
ragionamenti quasi frippiani. Il tentativo (riuscito), insomma, di sublimare
una volontà musicale che difficilmente poteva essere racchiusa entro lo
steccato di definizioni aprioristiche. Poi, qualcosa si è rotto ed è arrivato
un disco come The Hunter (2011), solido e come sempre ben suonato, ma certamente
sbiadito sotto il profilo della creatività. Una sorta di stallo in cui la band
di Atlanta rifletteva sulla propria identità, sulla strada da intraprendere, su
un passato metal core sempre più distante e pronto ad essere sostituito da
qualcosa di più digeribile, in cui l’aspetto melodico fosse predominante. Once
More ‘Round The Sun esplicita chiaramente il nuovo, e ritengo definitivo, corso
intrapreso dai Mastodon, che pur mantenendo un livello compositivo d’eccellenza,
hanno imboccato i binari della normalizzazione. Insomma, è come se tutta quella
frenetica voluttà di sperimentazione e quella brutalità con cui colpivano
violentemente al basso ventre senza farsi troppi scrupoli fossero ormai solo il
ricordo di un lontano passato. Oggi, i fans della prima ora se ne saranno
accorti (probabilmente con un pizzico di nostalgia), i Mastodon sono un’altra
band e suonano tutta un’altra musica. Non peggiore, sia ben inteso, ma diversa,
più abbordabile, meno intricata, più lineare. Così, se ascolto con le orecchie
di chi non conosceva nulla del loro passato, posso affermare, senza timore di
essere smentito, che Once More ‘Round The Sun è un gran bel disco di alt-metal,
suonato da una band che sta sul pezzo con la consueta scioltezza (attorno al
drumming tentacolare di Brann Dailor ruotano le performance di tre virtuosi
dello strumento) e riesce ancora a pescare dal proprio repertorio gemme di
autentica bellezza (Diamond In The Witch House). Se tuttavia mi lascio andare a
considerazioni passatiste (onestamente faccio fatica a non considerare
Leviathan e Blood Mountain le due pietre angolari per giudicare la discografia
dei Mastodon), mi vien da pensare che la scommessa di cui dicevo a inizio
recensione è andata perduta. Probabilmente, come per tutte le cose, la verità
sta nel mezzo: occorre solo trovare il giusto equilibrio.
VOTO: 6,5
Blackswan, domenica 17/08/2014
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