Novanta minuti per diciassette
canzoni sono davvero troppi. Sono troppi anche per un artista del calibro di
Slash, perché è inevitabile che con tanta carne al fuoco si possano sbagliare i
tempi di cottura. E sono troppe anche per l’ascoltatore più affezionato: un’ora
e mezza con le cuffie, infatti, si trasforma in una sorta di estenuante
maratona. Così, quando si conclude anche l’ultima traccia del disco, si ha l’impressione
di essere stati in compagnia di una di quelle persone che parlano troppo senza
dire nulla. In realtà, World On Fire contiene un pugno di canzoni davvero
notevoli, ma occorrono svariati ascolti perché le stesse emergano da un
coacervo musicale in cui spuntano non pochi filler. E’ indubbio che Slash
(perdonate la banalità) sia uno dei migliori chitarristi al mondo e che ha
avuto l’abilità di circondarsi di fior di musicisti, due cose che la produzione
pulita (e la registrazione quasi in presa diretta) di Michael “Elvis” Baskette
mette in bell’evidenza. Se, infatti, Slash dispiega tutto il repertorio di
riff, assoli e armonici del gran chitarrista (il cui stile peraltro è ormai
consolidato e inconfondibile), i fedeli Todd Kerns (basso) e Brent Fitz
(batteria) ci danno dentro come un’agguerritissima macchina randellatrice,
mentre Myles Kennedy continua a dar prova di possedere una voce dall’estensione
e dalle sfaccettature infinite (ascoltatevi Battleground). Insomma, siamo di
fronte a una band collaudatissima, dotata di mestiere ma anche di cuore, il cui
impatto, tanto dal vivo quanto in studio, può avere (rectius: ha) effetti
devastanti. Per questo motivo ritengo che con una scaletta più snella, magari
di una decina di pezzi, si sarebbe sfiorato il capolavoro. World On Fire è
invece un album discontinuo, che contiene il meglio e il peggio che Slash ci ha
fatto conoscere in trent’anni di carriera (Oddio, quanto tempo è passato!).
Così a fianco di gemme del calibro di Avalon (martellata e incandescente), Bent
To Fly (architettura perfetta, melodia che ti si inchioda in testa) o Too Far
Gone (un riff da Olimpo degli dei), ci sono episodi risaputi (Whitered Delilah
è Guns al 100%) e altri davvero privi di mordente (l’iniziale title track). Ciò
non toglie il fatto che World On Fire sia un disco cazzuto e oltre modo
sanguigno che farà la felicità di vecchi e nuovi fans del chitarrista di
Hampstead. Magari, facendo preventivamente una personale scaletta dei pezzi
migliori dell’album.
VOTO: 7
Blackswan, domenica 12/10/2014
3 commenti:
Gli son o troppo affezionata, purtroppo lo ricordo sempre con i Gun's e questo è un grande limite!
Bacio special!
Una tecnica mostruosa, però non ho un buon feeling con Slash..
Hai ragione, è anche il genere che, dopo novanta minuti di martellamento ti sfinisce.(il paragone con la chiaccherona è perfetto!)
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