domenica 12 ottobre 2014

SLASH – WORLD ON FIRE




Novanta minuti per diciassette canzoni sono davvero troppi. Sono troppi anche per un artista del calibro di Slash, perché è inevitabile che con tanta carne al fuoco si possano sbagliare i tempi di cottura. E sono troppe anche per l’ascoltatore più affezionato: un’ora e mezza con le cuffie, infatti, si trasforma in una sorta di estenuante maratona. Così, quando si conclude anche l’ultima traccia del disco, si ha l’impressione di essere stati in compagnia di una di quelle persone che parlano troppo senza dire nulla. In realtà, World On Fire contiene un pugno di canzoni davvero notevoli, ma occorrono svariati ascolti perché le stesse emergano da un coacervo musicale in cui spuntano non pochi filler. E’ indubbio che Slash (perdonate la banalità) sia uno dei migliori chitarristi al mondo e che ha avuto l’abilità di circondarsi di fior di musicisti, due cose che la produzione pulita (e la registrazione quasi in presa diretta) di Michael “Elvis” Baskette mette in bell’evidenza. Se, infatti, Slash dispiega tutto il repertorio di riff, assoli e armonici del gran chitarrista (il cui stile peraltro è ormai consolidato e inconfondibile), i fedeli Todd Kerns (basso) e Brent Fitz (batteria) ci danno dentro come un’agguerritissima macchina randellatrice, mentre Myles Kennedy continua a dar prova di possedere una voce dall’estensione e dalle sfaccettature infinite (ascoltatevi Battleground). Insomma, siamo di fronte a una band collaudatissima, dotata di mestiere ma anche di cuore, il cui impatto, tanto dal vivo quanto in studio, può avere (rectius: ha) effetti devastanti. Per questo motivo ritengo che con una scaletta più snella, magari di una decina di pezzi, si sarebbe sfiorato il capolavoro. World On Fire è invece un album discontinuo, che contiene il meglio e il peggio che Slash ci ha fatto conoscere in trent’anni di carriera (Oddio, quanto tempo è passato!). Così a fianco di gemme del calibro di Avalon (martellata e incandescente), Bent To Fly (architettura perfetta, melodia che ti si inchioda in testa) o Too Far Gone (un riff da Olimpo degli dei), ci sono episodi risaputi (Whitered Delilah è Guns al 100%) e altri davvero privi di mordente (l’iniziale title track). Ciò non toglie il fatto che World On Fire sia un disco cazzuto e oltre modo sanguigno che farà la felicità di vecchi e nuovi fans del chitarrista di Hampstead. Magari, facendo preventivamente una personale scaletta dei pezzi migliori dell’album.

VOTO: 7





Blackswan, domenica 12/10/2014

3 commenti:

Nella Crosiglia ha detto...

Gli son o troppo affezionata, purtroppo lo ricordo sempre con i Gun's e questo è un grande limite!
Bacio special!

mr.Hyde ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
mr.Hyde ha detto...

Una tecnica mostruosa, però non ho un buon feeling con Slash..
Hai ragione, è anche il genere che, dopo novanta minuti di martellamento ti sfinisce.(il paragone con la chiaccherona è perfetto!)