“L’album si chiama Heavy Love perchè la canzone omonima doveva essere
chiamata così. Semplicemente aveva senso. L’amore è pesante, non c’è altro da
dire. Le canzoni parlano tutte d’amore: trovarlo, perderlo…quei brevi momenti
che tutti abbiamo, un giorno vedi qualcuno te ne innamori e magari dura un
attimo, un minuto e tutto finisce all’improvviso.” Sono le parole dello
stesso Duke Garwood, polistrumentista londinese, classe 1969, a spiegarci le
ragioni che lo hanno spinto a comporre e pubblicare questo suo quinto album
solista. Pessimismo allo stato puro, non c’è che dire. D’altra parte il buon
Garwood, forse qualcuno se lo ricorda (anzi, probabilmente qualcuno se lo
ricorda solo per questo) ha vissuto un discreto sodalizio artistico con Mark
Lanegan (un altro allegrone che ama temi facili e melodie solari), iniziato con
Duke a fare da spalla a Mark durante il tour di Funeral Blues e culminato nel
2013 con la pubblicazione di un full lenght a due voci dal titolo Black
Pudding. Pares cum paribus facillime congregantur, amava dire Cicerone. Locuzione,
questa, che sta a indicare il fatto che le migliori amicizie nascono fra persone
che hanno le medesime inclinazioni. Ne deriva, pertanto, che i due musicisti si
siano trovati in perfetta sintonia a declinare il lato oscuro di un rock-blues
infestato di fantasmi e prossimo alle alchimie sonore di Belzebù. Heavy Love,
pertanto, potrebbe benissimo figurare nella discografia dell’ex Screaming Trees
o di un altro di quei personaggi borderline (mi viene in mente, ad esempio, Hugo
Race) che amano camminare sull’orlo di un precipizio nel cuore della notte. Si
astengano anime semplici, bontemponi e innamorati della vita: le dieci canzoni
in scaletta suonano come un pistola carica messa in mano a un aspirante suicida.
Ballate elettro-acustiche spettrali, che guardano più al blues che al folk, che
si muovono lentamente tra sperimentazione e melodia, che evaporano in tenebrose
malinconie, che ci spingono a misurarci con i nostri umori più cupi. Un disco
difficile anche nei suoi momenti più accessibili (lo splendido duetto con Jehnny
Beth delle Savages in Disco Lights), che necessita di parecchi ascolti prima di
essere metabolizzato. Se ce la fate, però, vi ritroverete fra le mani una fascinosa
colonna sonora per i vostri momenti più depressi.
VOTO: 7
Blackswan, domenica 19/04/2015
5 commenti:
adoro...
@ S.: anche a me piace un bel pò :)
Dopo una recensione così... devo prenderlo :)
Bellissimo...
e non così da depressi dai! :P
@ Michele: disco tosto, ma da soddisfazioni :)
@ Viaggiatore: credo dipenda dalla sensibilità di ciascuno. Io lo trovo pesissimo, ma al contempo molto affscinante.:)
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