Non giriamoci troppo
intorno: i Therapy? Li ricordiamo quasi esclusivamente per quel favoloso disco
di punk rock melodico intitolato Troublegum (1994) e per uno dei singoli
estratti dall’album, la mitica Nowhere (i più distratti facciano un giro su
youtube per rinfrescarsi la memoria). La band nord irlandese ha, però, al netto
di alcuni cambi di line up, continuato a sfornare dischi con cadenzata
regolarità (una media di un album ogni due anni) senza riuscire tuttavia a
replicare i fasti di metà anni ’90, nonostante, a onor del vero, qualche prova
decisamente sopra la media (una su tutti Suicide Pact – You First del 1999).
Oggi, a distanza di un ventennio da Troublegum, la band torna con un nuovo full
lenght e il senso dell’operazione viene spiegato attraverso le parole del
cantante e chitarrista Andy Cairns: «Abbiamo
voluto scrivere qualcosa che fosse di nuovo anthemico», a maggio
dello scorso anno abbiamo fatto un tour per il ventesimo anniversario di
Troublegum, che è andato completamente esaurito, ed è stato fantastico sentire
quelle canzoni cantate di nuovo da noi e vedere che cosa abbiano significato
per la gente. Chiaramente sarebbe una idiozia per noi tentare di ricreare
Troublegum, perché quella era un’epoca diversa ed eravamo una band con una differente
line-up, ma il punto di partenza per quest’album è stato di chiedermi: ‘Che
cosa farebbe il protagonista di ‘Troublegum’ venti anni dopo?’. I nostri ultimi
due album erano più sperimentali e diversificati, e sapevamo già che volevamo
essere più attenti alla forma-canzone questa volta, quindi quell’idea
concettuale combaciava perfettamente con quello che avevamo programmato in
termini di direzione musicale». Disquiet, ed
è questo il fiore all’occhiello dei Therapy?, è un disco che non guarda in
faccia a nessuno e va per la sua strada infischiandosene delle mode e rispolverando
semmai quelle atmosfere che resero leggendaria la stagione del punk. Suono
duro, cazzuto e muscolare, qualche concessione alla melodia e molto materiale
per furibonde pogate. Per converso non si può certo dire che la scaletta brilli
di originalità, e a livello compositivo le idee sono pochine e reiterate all’infinito.
Il risultato finale, pur nella sua commendevole omogeneità, è quello che ti
puoi aspettare da una band artisticamente integra, ma sicuramente navigata su
certi standard ormai consueti. Potenza e mestiere, ma emozioni poche.
VOTO: 6
Blackswan, domenica 12/04/2015
1 commento:
Quanti ricordi con Troublegum!
Che bomba di disco è stato!
Posta un commento