Nonostante sia un fan del
chitarrista originario di Utica (New York), ormai ho perso il conto delle
uscite a nome Joe Bonamassa. Saranno più o meno tre all’anno, a occhio e croce
e senza esagerare. Era, infatti, il settembre del 2014 quando il buon Joe
pubblicava il suo nuovo full lenght, Different Shades Of Blue, ed è di appena
due mesi fa la scintillante collaborazione con Mahalia Barnes (Ooh Yea), insieme
alla quale viene rivisitato il repertorio della grande cantante funk, Betty
Davis. E siamo solo a maggio. Oggi, Bonamassa si ripresenta nei negozi con un
doppio cd dal vivo (ma c’è anche il dvd e il blu ray) registrato la notte del
31 agosto dello scorso anno nello scenario suggestivo delle mitiche Red Rocks
di Morrison (Colorado) e dedicato a due grandi della musica blues, Muddy Waters
e Howlin Wolf. Una sorta di ritorno a casa, al primo amore di Joe, quello per
la musica del diavolo e per i suoi grandi interpreti. Cosa che, peraltro, aveva
già fatto in passato con Blues Deluxe (2003), album con qualche canzone
originale e molte cover (da John Lee Hooker a Buddy Guy e Elmore James),
balzato ai primi posti delle charts americane di genere. Prodotto da quello che
è ormai l’alter ego di Joe, Kevin Shirley, e suonato insieme agli amici di
sempre, Anton Fig alla batteria e Michael Rhodes
al basso, a cui si aggiungono il tastierista Reese Wynans
(performance strabiliante, soprattutto nella seconda parte del concerto) e una
sezione fiati composta da Lee Thornburg, Ron Dziubla
e Nick Lane, Muddy Wolf At Red Rocks è, a parere di scrive, probabilmente
il miglior disco live della sterminata discografia di Bonamassa e un album
davvero appetitoso per tutti gli amanti della sei corde. Un scaletta, infatti,
che fa venire l’acquolina in bocca, con tanti super classici del blues (I Can’t
Be Satisfied, You Shook Me, My Home Is On The Delta, How Many More Years e una reinterpretazione
superlativa di Spoonful), un tributo al grande Jimi Hendrix (Hey Baby(New
Rising Sun)) e alcuni brani dal repertorio di Joe, tra cui una adrenalinica
Sloe Gin. Bonamassa, come invece talvolta era successo in passato, qui,
fortunatamente, non mostra i muscoli, suona più fluido e interpreta con gusto e
originalità un repertorio tra i più classici possibile, abbinando classe e
sudore in egual misura. Ogni tanto si fa prendere la mano e qualche assolo è
più prolisso del dovuto: ma si sa, questo è il difetto di un chitarrista che,
per quanto riguarda fantasia, tecnica e creatività, è assolutamente
ineccepibile e ha pochi eguali al mondo. Discone prevedibile, ma clamorosamente
bello.
VOTO: 8
Blackswan, domenica 10/05/2015
2 commenti:
E chi si stanca del buon Joe? Sforna sforna 😉
@ Offhegoes: molto bello, come quello che ha fatto insieme a Mahalia Barnes. Da comprare entrambi.
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