Come sempre, prima di partire per la designata meta di
villeggiatura, carico sull’ipod una decina di dischetti nuovi, da ascoltarmi
con tutta calma sotto l’ombrellone. Senonché, dopo aver ascoltato l’ultimo
lavoro degli Strange Flowers, storica band pisana di (pop) rock psichedelico
nata nel lontano 1987, il mio lettore si è rifiutato di muoversi dalle undici
tracce di Pearls At Swine. Insomma, il classico caso di heavy rotation
compulsiva: arrivati all’ultima traccia dell’album si torna di corsa alla prima,
senza soluzione di continuità. E ciò perché, al netto di ogni possibile
considerazione circa il carattere smaccatamente (e orgogliosamente) derivativo
di questa musica, il nuovo disco degli Strange Flowers è deliziosamente catchy
dalla prima all’ultima nota. Tanto che la vera domanda da porsi non è come sia
possibile nel 2015 suonare ancora questo tipo di rock, bensì come sia possibile
suonarlo in modo così efficace e convincente. Se è vero infatti che l’ascoltatore
non avrà alcuna difficoltà a rinvenire nelle tracce dell’album rimandi
espliciti a band come Beatles e Xtc o ad artisti del calibro di Robyn Hitchcock
(ma poiché le citazioni si sprecano, ognuno avrà modo di trovare diversi altri
ganci col passato), è anche vero che la freschezza delle composizioni e il ricco
caleidoscopio di intuizioni melodiche affrancano Pearls At Swine dai confini
angusti del rock derivativo. Queste undici canzoni, infatti, possiedono un
carattere ben delineato e senza accenni di frusto passatismo: anzi, volano a
cercare gli spazi aperti, dipingono arabeschi coi colori della leggerezza pop
(Sarah Blake) o dispiegano come vele graffianti chitarre elettriche per puntare
l’orizzonte del più classico dei classic rock (Eugene), rielaborato come fosse
un’idea completamente nuova. Un disco policromatico e scintillante, che si
ascolta sorridendo di tanto spregiudicato ottimismo e che ci colma di quella
felicità un po’ matta e sognante, spinti dalla quale ci rotoleremmo in un campo
di girasoli o, se fosse possibile, scivoleremmo fra i colori dell’arcobaleno
per tuffarci poi in un soffice tappeto di nuvole. Psichedelia, leggerezza e
fantasia al potere: tante idee convincenti fanno di Pearls At Swine non solo il
disco perfetto per un’estate perfetta, ma anche un’opera da poter esportare all’estero
sentendoci orgogliosi di cotanto made in Italy.
VOTO: 8
Blackswan, giovedì 06/08/2015
1 commento:
vado a sentirli subito
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