Riceviamo dalla nostra freelance Cleopatra e
integralmente pubblichiamo
Cade sul campo il gladiatore Ignazio Marino. L'
Imperatore Renzi mostra fiero il pollice verso, decretando la fine del tenace sindaco
dell'Urbe. In casa Pd non si aspettava altro. Va in onda l'ennesima puntata
dello psicodramma piddino con finale horror: un Premier non votato dal popolo
che caccia un sindaco regolarmente eletto. Matteo che fa il censore con Marino,
mentre quando era sindaco di Firenze non brillava certo per sobrietà nelle
spese. Un bell'esempio di coerenza.
Prima o poi, l'occasione ghiotta per fare lo sgambetto
pure all'ingombrante Ignazio si sarebbe presentata. Era solo una questione di
tempo. Farsi cacciare, però, per qualche coda alla vaccinara o per un bucatino
alla amatriciana di troppo, consumati a sbafo e per di più con tanto di
famiglia al seguito, ha il sapore di una scena da cinepanettone vanziniano. Un
epilogo inglorioso, a tratti, patetico per l'inquilino del Campidoglio. Dal
ridicolo tentativo, in extremis, di salvare la poltrona restituendo a Roma i 20
mila euro, fino all'affondo finale al Pd, condito da minacce nemmeno tanto
velate.
"Cacciarmi? Se lo fate, farò tutti i nomi...Vi
tiro giù tutti...Ci avevano provato con la Panda rossa, i funerali di
Casamonica, la polemica sul viaggio del Papa. Se non fossero arrivati questi
scontrini, prima o poi avrebbero detto che avevo i calzini bucati o mi
avrebbero messo la cocaina in tasca". Non proprio un'acqua cheta
l'Ignazio, che minaccia pure querele e richieste danni in sede civile. "Non
ho mai detto 'ora farò i nomi'. Tutto ciò è falso". Se lo dice lui,
siamo in una botte di ferro.
Non spetta a me giudicare l'operato dell'ex sindaco,
che qualcosa di buono ha pure fatto. Da cittadina, però, mi sento tradita da
quei politici che si professano discontinui rispetto al passato e poi si
dimostrano uguali agli altri, se non peggio. Che ora si tenti di far passare la
meschinità per ingenuità o inadeguatezza è, a dir poco, avvilente. Un politico,
chiunque egli sia, scoperto con le mani nella marmellata è indifendibile e
indegno a rappresentare le istituzioni. Se questo concetto stenta ancora a
radicarsi nelle coscienze di chi amministra la cosa pubblica, allora il declino
di questo paese sembra ormai inevitabile.
Don Gino Flaim, collaboratore
pastorale della parrocchia di san Pio X, a Trento: "La pedofilia posso
capirla, l'omosessualità no. Io ho fatto tanta scuola e i bambini li conosco, e
purtroppo ci sono bambini che cercano affetto, perchè non ce l'hanno in casa e
qualche prete può anche cedere...".
Alessandra Moretti (Pd) analizza
la sconfitta elettorale: "Le ragioni della sconfitta alle regionali
venete sono complesse, ma il look più castigato, più maschile ritengo che possa
danneggiare le donne, che dovrebbero rimanere sempre se stesse".
Gianluca Pini (Lega) dopo
essere stato richiamato dalla presidente Boldrini: "Non capisci un
cazzo, vattene, capra!"
Cleopatra, lunedì 12/10/2015
1 commento:
Marino inadeguato, probabilmente meno onesto di quanto si fosse dichiarato (non per le cene ma per il tono mafiosetto del "adesso faccio i nomi"), però in una città che è stata saccheggiata da Alemanno nel silenzio generale pare evidente che sia stato soprattutto silurato.
Ed ora stiamo a vedere quale drago della politica e della buona amministrazione verrà messo al suo posto da renzolino.
I romani ancora oggi depongono fiori nel tempio di Giulio Cesare.
Forse non è solo folclore.
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