Si è concluso il sondaggio
fra i lettori del killer, dopo un combattuto testa a testa che ha avuto un
epilogo decisivo solo nelle ultime ore. Al terzo posto si sono piazzati ex
aequo, con il 22% delle preferenze, Honeymoon di Lana Del Rey e Sometimes I Sit and
Think, and Sometimes I Just Sit, disco di debutto dell’australiana, Courtney
Barnett. Al secondo posto, con il 29% dei voti, è arrivato l’ottimo Carrie
& Lowell, nuova fatica discografica a firma Sufjan Stevens. Il disco preferito dai lettori del killer, con il
40% delle preferenze, è stato però:
SLEATER KINNEY – NO CITIES TO
LOVE
...Se
qualcuno pensava che dieci anni di silenzio e la raggiunta maturità (le tre ex
ragazze sono ormai tutte ultraquarantenni) avrebbero fiaccato lo spirito e la
tensione che animava Dig Me Out, è servito: queste dieci canzoni, per una
durata complessiva di poco più di trenta minuti, sono infatti ciò che
maggiormente si avvicina alla forza iconoclasta di quel fantastico disco. In No
Cities To Love c’è tutto lo Sleater Kinney pensiero: lo stridere disturbante
delle due voci (la Tucker a ringhiare la melodia e la Brownstein a giocare sul
contrappunto disturbante), gli spigoli acuminati di riff assassini, l’ardore
scompigliato di assalti sonori all’arma bianca, i testi abrasivi e senza
fronzoli (si parte con lo sputo in faccia al capitalismo di Price Tag).
Mezz’ora di corsa forsennata, senza un attimo di pausa, nemmeno per pisciare:
si parte a cento all’ora, il piede pigiato a tavoletta, e si finisce in
derapata, con i freni che stridono lancinanti e il motore, esausto, che fuma.
Urgenza, urgenza e poi ancora urgenza, le Sleater Kinney 2.0 hanno nuovamente
vent’anni, sentono ancora il bisogno primordiale di fare casino, di strattonare
le melodie, afferrarle per i capelli e trascinarle in quel magma rumoristico
che è la linfa vitale del rock. Da tempo non ascoltavo un disco pervaso da
tanta credibile cattiveria, così genuinamente sferragliante, così modernamente
retrò (Hey Darling ringhia alle radici del punk). Un disco da mettere sul
piatto, infilarsi le cuffie e alzare il volume al massimo, fino a farsi
sanguinare le orecchie. Tanti anni fa le Sleater Kinney cantavano: “Voglio essere
la tua Joey Ramone, con le mie foto appese alla porta della tua camera”. Bè, io
quella foto ce l’ho da una vita e oggi mi pare più bella che mai.
Blackswan, domenica 27/12/2015
1 commento:
I primi posti se li sono presi i lavori migliori.
Anche perché gli altri sono tutti dischetti parecchio trascurabili... ;)
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