Già dalla foto di copertina si intuisce parecchio
del menù. I Ramones nel 1976 che salgono sulla macchina più sgangherata del
Lower East Side subito dopo il famoso scatto di Roberta Bayley. La suggestione
che ho scelto porta guai, mi rendo conto. I brutti ceffi sono solo tre, Danny Lee
“Blackwell” (vc, ch), Jacob Bowden (bs) e James Traeger
(dr), provengono dal Texas, risiedono a Seattle e non fanno Punk! Ma
l’attitudine è quella. Outsiders duri e puri e, a dar retta a chi s’alimenta
solo ed esclusivamente di hype, fuori
dal tempo come nessun altro. Incidono, non a caso, per la Heavenly, la stessa
etichetta di alcuni dei più interessanti gruppi neo psichedelici degli ultimi
anni TOY, Temples e i meravigliosi King Gizzard
and The Lizard Wizard.
Who Sold My
Generation è il terzo album dei Night Beats e segue di qualche anno Sonic Bloom, esplicita dichiarazione
d’amore, già dal titolo, per il Garage Psych degli anni ’60. Ulteriori prove che
certificavano la loro cifra stilistica in gioiellini Beat come Outta Mind e As You Want che non avrebbero sfigurato dentro i testi sacri Nuggets e Pebbles. In questo ultimo lavoro invece, Soul e Surf Music, entrano
più decisamente nelle loro composizioni. Il suono diventa oltremodo maturo
senza per questo snaturare l’essenza puramente psichedelica che sottintende
tutto il loro progetto. Si sente comunque che lo zainetto s’è appesantito e che
i Night Beats hanno studiato. E con gran profitto verrebbe da dire ascoltandoli
oggi. Tra le materie approfondite sicuramente la Storia: 13th Floor Elevators,
Quicksilver Messenger Service, I'll Wind, Link Wray e l’Attualità: Parquet
Courts, Black Mountain, Dead Meadow. Vacanze estive in tour con Black Angels,
Roky Erickson e Zombies. Tutte le mamme attente ai risultati scolastici dei
loro figlioli sarebbero orgogliosissime, niente da dire.
Celebration
#1 apre la scaletta, un mantra psichedelico tra riverberi e voce
salmodiante, quasi una versione riveduta e corretta della The Wasp (Texas Radio And The Big Beat) di doorsiana memoria. In Power Child, Right,Wrong e Sunday Mourning
(a mio parere il brano più bello del lotto) l’impronta dei Black Angels è
evidentissima, flusso melodico dilatato e cantato evocativo. Canzoni come
queste sono da ascoltare in uno stato di rilassamento totale. Veri e propri
inni alle discipline, troppo spesso e ingiustamente vituperate, che caldeggiano
la pigrizia fisica e mentale. A ridestarci dal gradevolissimo torpore intervengono
pezzi più trascinanti e immediati come No
Cops, Shangri Lah e Last Train To Jordan caratterizzati dalle
spigolature elettriche di Danny Lee e il drumming svagatamente ossessivo di
James Traeger. Bad Love è un
divertito e calligrafico omaggio alla gloriosa stagione Surf. Ray-Ban Clubmaster sul naso, cocktail estivo
supercolorato in mano e tramonto mozzafiato che, anche sapendo come va a
finire, la sua porca figura la fa sempre. Il tutto contrappuntato da languori chitarristici
alla Dick Dale. Chiude il disco Egypt
Berry cavalcata C&W d’ambientazione mediorientale!
Questa dei Night Beats è grande musica destinata a
durare nel tempo perché è del tempo che si nutre. La peculiarità, in aggiunta
alla consapevolezza di chi conosce a menadito i limiti delle proposte musicali
attuali, è quella di volgere lo sguardo al passato e frequentarlo senza riserve
per andare oltre.
VOTO: 8
Porter Stout, mercoledì 02/03/2016
Nessun commento:
Posta un commento