Sono passati ben nove anni da Lifeline (2007), ultimo
disco di Ben Harper suonato insieme alla sua band storica, The Innocent
Criminals. In questo lasso di tempo, Ben ha imboccato strade tra loro diverse,
alla ricerca di nuovi stimoli alla sua creatività compositiva. Il rock più
muscolare e aggressivo in collaborazione con Relentless 7 (White Lies For Dark
Times del 2009), un disco per rimettere insieme i cocci dopo la
separazione da Laura Dern (Give Till It's Gone del 2011), l'avventura blues in
compagnia dell'armonicista Charlie Musselwhite (Get Up! del 2013) e le
registrazioni casalinghe in collaborazione con la madre Ellen
(Childhood Home del 2014) sono state le tappe di quello che ora si rivela
un lento ritorno alle origini. Quasi un decennio, dunque, alla ricerca di
un'ispirazione, che forse non si è mai realizzata in modo compiuto, ma che di
sicuro testimonia a favore di un artista incapace di adagiarsi sugli allori di
un glorioso passato e pronto, sempre e comunque, a mettersi in gioco.
Call It What It Is, come si diceva, è un disco, finalmente, che suona come
dovrebbe suonare il classico album di Ben Harper: una miscela di rock,
folk, blues, gospel e soul, che il chitarrista di Claremont ha sempre
maneggiato con grande gusto e intelligenza. Certo, il disco non si apre nei
migliore dei modi e When Sex Was Dirty, brano monocorde e caciarone, con
tanto di campanaccio a scandire il tempo, sembra uno scarto di magazzino o un
refuso capitato lì per caso. Fortunatamente, si tratta solo di una falsa
partenza: la successiva Deeper And Deeper è una ballata emozionante e sentita,
una delle cose migliori scritte da Harper nell'ultimo decennio. Da questo
brano ha inizio una scaletta che non dispiace affatto e, anzi,
riserva all'ascoltatore anche qualche gradita sorpresa. La title track,
ad esempio, pur non brillando per originalità di scrittura, è comunque un blues
diretto e potente, che punta il dito sugli abusi della polizia nei confronti
della gente di colore (le cronache americane, negli ultimi tempi, sono zeppe di
gravi fatti di sangue). Piace moltissimo anche il suono roots di All That Has
Grown, un blues rurale che si scioglie in un lamento malinconico
grazie al tocco slide di Harper, così come davvero riuscito è il trittico
di canzoni finali, aperto da Bones, un'altra grande ballata che mette in
evidenza il senso di Harper per il soul (non è un caso che il disco esca per la
Stax Records). Call It What It Is è sostanzialmente una prova riuscita, un lavoro
che riconferma il buono stato di salute di un artista che, pur restando lontano
dai vertici della sua discografia (erano gli anni '90), torna comunque a
esprimersi con credibilità e belle canzoni. Senza fare sfracelli, ma nemmeno
deludendo.
VOTO: 6,5
Blackswan, martedì 12/04/2016
4 commenti:
Il disco non l'ho ancora sentito.
Il pezzo del video però è una figata: molto roots e moderno come sa fare lui.
@ Lucien: ci sono degli ottimi pezzi, in questo disco. La title track, nel video che è postato, è in versione acustica, diversa da come appare sull'album.
Ben Harper è uno dei miei favoriti da sempre, sono curioso di sentire il disco del ritorno degli IC.
Comunque per me Get Up! resta una delle cose migliori che abbia mai fatto. ;)
@ James Ford: anche per me è un buon disco. Harper forse ormai non stupisce più, ma è una sicurezza.
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