martedì 12 aprile 2016

BEN HARPER & THE INNOCENT CRIMINALS - CALL IT WHAT IT IS



Sono passati ben nove anni da Lifeline (2007), ultimo disco di Ben Harper suonato insieme alla sua band storica, The Innocent Criminals. In questo lasso di tempo, Ben ha imboccato strade tra loro diverse, alla ricerca di nuovi stimoli alla sua creatività compositiva. Il rock più muscolare e aggressivo in collaborazione con Relentless 7 (White Lies For Dark Times del 2009),  un disco per rimettere insieme i cocci dopo la separazione da Laura Dern (Give Till It's Gone del 2011), l'avventura blues in compagnia dell'armonicista Charlie Musselwhite (Get Up! del 2013) e le registrazioni casalinghe in collaborazione con la madre Ellen (Childhood Home del 2014) sono state le tappe di quello che ora si rivela un lento ritorno alle origini. Quasi un decennio, dunque, alla ricerca di un'ispirazione, che forse non si è mai realizzata in modo compiuto, ma che di sicuro testimonia a favore di un artista incapace di adagiarsi sugli allori di un glorioso passato e pronto, sempre e comunque, a mettersi in gioco. Call It What It Is, come si diceva, è un disco, finalmente, che suona come dovrebbe suonare il classico album di Ben Harper: una miscela di rock, folk, blues, gospel e soul, che il chitarrista di Claremont ha sempre maneggiato con grande gusto e intelligenza. Certo, il disco non si apre nei migliore dei modi e When Sex Was Dirty, brano monocorde e caciarone, con tanto di campanaccio a scandire il tempo, sembra uno scarto di magazzino o un refuso capitato lì per caso. Fortunatamente, si tratta solo di una falsa partenza: la successiva Deeper And Deeper è una ballata emozionante e sentita, una delle cose migliori scritte da Harper nell'ultimo decennio. Da questo brano ha inizio una scaletta che non dispiace affatto e, anzi, riserva  all'ascoltatore anche qualche gradita sorpresa. La title track, ad esempio, pur non brillando per originalità di scrittura, è comunque un blues diretto e potente, che punta il dito sugli abusi della polizia nei confronti della gente di colore (le cronache americane, negli ultimi tempi, sono zeppe di gravi fatti di sangue). Piace moltissimo anche il suono roots di All That Has Grown, un blues rurale che si scioglie in un lamento malinconico grazie al tocco slide di Harper, così come davvero riuscito è il trittico di canzoni finali, aperto da Bones, un'altra grande ballata che mette in evidenza il senso di Harper per il soul (non è un caso che il disco esca per la Stax Records). Call It What It Is è sostanzialmente una prova riuscita, un lavoro che riconferma il buono stato di salute di un artista che, pur restando lontano dai vertici della sua discografia (erano gli anni '90), torna comunque a esprimersi con credibilità e belle canzoni. Senza fare sfracelli, ma nemmeno deludendo.

VOTO: 6,5





Blackswan, martedì 12/04/2016

4 commenti:

Lucien ha detto...

Il disco non l'ho ancora sentito.
Il pezzo del video però è una figata: molto roots e moderno come sa fare lui.

Blackswan ha detto...

@ Lucien: ci sono degli ottimi pezzi, in questo disco. La title track, nel video che è postato, è in versione acustica, diversa da come appare sull'album.

James Ford ha detto...

Ben Harper è uno dei miei favoriti da sempre, sono curioso di sentire il disco del ritorno degli IC.
Comunque per me Get Up! resta una delle cose migliori che abbia mai fatto. ;)

Blackswan ha detto...

@ James Ford: anche per me è un buon disco. Harper forse ormai non stupisce più, ma è una sicurezza.