sabato 28 maggio 2016

STURGILL SIMPSON – A SAILOR’S GUIDE TO EARTH



Cambiare tutto, perché nulla cambi. La frase pronunciata da Tancredi, nipote del Principe di Salina, è perfetta per spiegare l’evoluzione artistica di Sturgill Simpson. Niente a che vedere con il gattopardismo, ovviamente, ma piuttosto con l’idea che, talvolta, per mantenere un alto livello creativo è necessario mischiare le carte in tavola, tentare un azzardo o un gioco di prestigio. Rinnovarsi, dunque, per non farsi appassire dall’abitudine, per eludere i clichè ed essere sempre credibile, qualunque cosa si abbia da dire. Simpson, non più tardi di due anni fa, ci regalava Metamodern Sounds In Country Music, brillante rivisitazione in chiave moderna dell’antico verbo dell’outlaw country. Una sorta di istant classic, uno di quei dischi che, merito anche della complicità del produttore Dave Cobb, rinnovava il fascino di una grande tradizione, rendendo felici le numerose schiere di cultori dell’Americana, che trovarono in Simpson un nuovo eroe. Più o meno tutti, a questo punto, si sarebbero attesi un seguito del disco, un secondo capitolo che desse continuità a quella scrittura sorprendente che, da più parti, fece gridare al miracolo. Tutti, forse, tranne Simpson, che per il suo terzo full lenght decide di cambiare (quasi) tutto. A Sailor’S Guide To Earth, infatti, sposta prepotentemente l’accento dal country al soul e al r’n’b, e si arricchisce di una complessità di arrangiamenti e di inserti, decisamente preponderanti, di fiati e archi. Il vecchio Sturgill vive ancora in qualche episodio come Sea Stories, un country rock ruspante con la scintillante steel guitar di Dan Dugmore in bella evidenza, o in Oh Sarah, languidissima ballata old style ammantata dal suono di due violoncelli e due violini. E questo è tutto. Il resto del disco imbocca, decisamente, un’altra direzione. A partire dall’iniziale Welcome To Earth (Pollywog), scombussolante esempio di una scrittura che sa azzardare, lasciando l’ascoltatore a bocca aperta: i suoni che arrivano dall’oceano si sciolgono nell’abbraccio dolcissimo della chitarra acustica e del piano, mentre la voce baritonale di Sturgill inizia a declamare versi, appoggiato su un morbido arrangiamento d’archi. Se chiudi gli occhi, puoi immaginare che Elvis ti stringa la mano e stia cantando solo per te. E poi, quando meno te lo aspetti, improvvisamente, la canzone cambia, per trasformarsi in un ciondolante soul corroborato dai fiati incalzanti dei Dap Kings, la backing band di Sharon Jones. Sono gli anni ’60 e questo è 100% Stax Sound. Senza parole. La seguente Breakers Roar ci porta in una dimensione sognante, liquida, dove è ancora la voce da crooner a scaldarci il cuore con mille languori notturni. Il tempo che i battiti rallentino, e l’adrenalina ricomincia ad eccitare i palpiti con il fiammeggiante r’n’b di Keep It Between The Lines, carico di afrori sudisti. A questo punto è chiaro, anche al più pigro degli ascoltatori, che il disco non si normalizzerà mai. E infatti, Sturgill si inventa qualcosa che lascia di stucco: su consiglio della moglie (come riferito dal songwriter in alcune interviste), Simpson recupera dal cassetto dei ricordi In Bloom dei Nirvana (da Nevermind), stravolgendola e rallentandola in una versione country soul da capogiro, che Kurt, ne sono sicuro, avrebbe apprezzato. Basta così? Manco per sogno. Sturgill spariglia ancora le carte, giocandosi il graffio rock di Brace For Impact, seguita, poi,  da All Around You, un lentone soul da ballare stretti all’amata, da qui fino alla fine del mondo. Chiude il disco Call To Arms, un travolgente rock’n’blues che deraglia nello ska (?) e che vi farà finire fradici di sudore come solo Springsteen dopo tre ore di show. Forse, gli ortodossi del genere country storceranno il naso di fronte a una svolta così inusuale. Per tutti coloro ai quali invece non importa l’ortodossia, ma distinguono la musica in bella e brutta, il consiglio è di gettarsi a capofitto nell’ascolto di A Sailor’s Guide To Earth: Simpson ci ha regalato il suo disco più bello, uno dei migliori ascoltati nel 2016.

VOTO: 8 





Blackswan, sabato 28/05/2016

2 commenti:

Lucien ha detto...

Contaminazione? E io mi ci butto!
Proprio oggi mi aspetta un'oretta di auto per la spiaggia e mi farà da colonna sonora: lato A andata e lato B ritorno.

Blackswan ha detto...

@ Lucien: mai viaggio sarà stato più piacevole. E non solo per la destinazione :)