Accantonato per il momento
il moniker Sun Kil Moon e archiviate le collaborazioni con Desertshore, Jimmy
Lavalle e Nicholas Pauls, Mark Kozelek torna con un disco di cover. Non è certo
una novità per l’ex leader dei Red House Painters cimentarsi con canzoni di
altri musicisti: il suo primo album solista, What’s Next To The Moon (2001)
era, ad esempio, un piccolo gioiellino intimista in cui Kozelek reinterpretava
in chiave acustica il repertorio degli Ac/Dc. Lo stesso era poi accaduto nel
successivo Like Rats (2002), con tributi agli Yes, ai Genesis e perfino a Ted
Nugent, e con Sings Christmas Carols (2014) album dedicato, come intuibile dal
titolo, alle canzoni natalizie. Il merito di Kozelek, a ogni modo, è sempre
stato quello di rifuggire da operazioni di copia-incolla e di cercare, invece,
una nuova veste formale e una nuova anima alle canzoni altrui, utilizzando il
linguaggio della malinconia. Con Sings Favorites, Kozelek intende omaggiare
(prevalentemente) gli ascolti della sua giovinezza, cimentandosi nella
rilettura dei brani che riempivano le sue giornate di ragazzo. Come intuibile,
allora, in scaletta c’è un po’ di tutto, con brani che, geneticamente e
temporalmente, appaiono spesso lontanissimi tra loro. A tenerli uniti c’è il
fille rouge della nostalgia, il timbro dolente di Mark, un pianoforte e un mood
improntato all’intimismo e alla tristezza.
Se è indubbio il valore artistico
della canzoni reinterpretate, è altrettanto vero, però, che non sempre il
songwriter nativo di Massillon centra il bersaglio. Il disco si apre e si
chiude con i due pezzi meglio riusciti della raccolta. La prima è Send In The Clowns, celeberrimo brano a firma
Stephen Sondheim, tratto dal musical A Little Night Music del 1973; l’altra è
Float On, proveniente da Good News For People Who Love Bad News, quarto full length
dei Modest Mouse, datato 2004. In entrambi i casi sono ottimi sia l’arrangiamento
che l’interpretazione. Pessimo, invece, il riadattamento di I’m Not In Love dei
10 CC, che suona davvero lontanissimo dalle corde di Kozelek, in difficoltà
anche nelle parti vocali. Non particolarmente riuscite sono, poi, Moon River,
brano tratto dalla colonna sonora di Colazione Da Tiffany (1961) a firma Johnny
Mercer e Henrry Mancini, e Somewhere Over The Raimbow a firma Harold Arlen e
già nella colonna sonora de Il Mago Di Oz, anche se, a dire il vero, sono brani
talmente belli da risultare piacevoli qualsiasi veste indossino. Molto meglio
Mainstreet di Bob Seger, spogliata di ogni accento americano, e la delicata
Something Stupid, super hit del 1966, scritta da C. Carson Parks, e poi portata
al successo, in epoche diverse, da Frank Sinatra e Robbie Williams. Non tutto,
dunque, è imperdibile in questa raccolta, che manca del fascino straniante che,
ad esempio, animava il citato What’s Next To The Moon. Tuttavia, pur non
essendo un disco imperdibile, Sings Favorites suona nel complesso piacevole, confermando Mark Kozelek come un ottimo
interprete di canzoni altrui. oltre che raffinato songwriter. A fianco dell’ex
Red House Painters, compaiono anche gli amici Mike Patton e Mimi Parker dei
Low. A luglio, in Italia
VOTO: 6,5
Blackswan, sabato 11/06/2016
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