Lo hanno visto tutti, il mostro,
sbattuto in tv e sulle prime pagine dei giornali. Era accusato di un crimine
raccapricciante, ma adesso che è morto, la verità finirà sepolta con lui. A
meno che Jean, la vedova, la moglie devota che gli è sempre stata a fianco in
tribunale, non si decida a parlare. A meno che Jean alla fine non decida di
raccontare la sua storia.
Che La
Vedova fosse destinato a essere il caso editoriale dell'anno lo si era intuito
dal ponderoso battage pubblicitario ricevuto e dai fiumi d'inchiostro che
si sono versati, nell'ultimo mese, su riviste e giornali, specializzati e non.
Per cui, viene spontaneo domandarsi se questo romanzo d'esordio della
sessantenne giornalista Fiona Barton sia davvero il thriller dell'estate. La
risposta, per quanto mi riguarda, è assolutamente si. Anche se, a onor del
vero, La Vedova si discosta dal classico romanzo di genere, tutto ritmo serrato
e colpi di scena. Non aspettatevi, quindi, di disporvi a leggere il
classico thriller mozzafiato, poichè questa lettura è molto meno banale e
frivola di quanto potreste aspettarvi (tanto che un paragone con la grande
Patricia Highsmith non è nemmeno troppo peregrino). Di sicuro, La Vedova è un
libro che inquieta, e non solo perchè il tema affrontato è quello orribile
della pedofilia. La Barton, semmai, è abilissima a generare inquietudine,
creando un personaggio ambiguo, ricco di sfumature, la cui vera natura resta
incomprensibile per tutta la durata del romanzo. Poco importa sapere se Glenn
Taylor sia veramente colpevole del crimine che gli viene imputato o che
fine abbia fatto la povera bimba rapita. L'elemento del giallo è, in tal
senso, più uno specchietto per le allodole che il vero motore della trama.
L'intreccio narrativo, infatti, verte sulle dinamiche di un rapporto di
coppia di cui non sono ben chiari i ruoli e i confini. Cosa lega Jean e Glenn?
Amore? Complicità? Oppure solo un profondo timore reverenziale della moglie
verso un marito despota e autoritario? Chi è la vittima? E chi il carnefice?
Questi gli interrogativi principali di un libro che, forse, non va a cento
all'ora, ma che mantiene sempre alta l'attenzione del lettore con un
ottimo livello di scrittura e una trama che ha la sua fonte d'ispirazione nei
fatti di cronaca che spesso leggiamo sui giornali (il caso di Yara Gambirasio è
il primo immediato rimando). La Barton, inoltre, svolgendo l'attività di
giornalista, getta anche uno sguardo cinico e impietoso sul mondo della carta
stampata e della televisione, due strumenti potentissimi per influenzare
un'opinione pubblica spesso incapace di ragionamenti autonomi. Sbattere il
mostro in prima pagina, a prescindere che sia colpevole o innocente, e creare
una storia, vera o fantasiosa che sia, per vendere una copia in più. Nel mondo
della Barton nessuno, o quasi, è innocente, e a vincere è il degrado etico di
un'umanità, che solo la legge (non la Giustizia) può in qualche modo arginare.
Consigliato.
Blackswan, mercoledì 20/07/2016
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