L’estate è arrivata, sarà ricordata
come la più calda del secolo (record che vale poco, ogni anno è così), e si porta
appresso i tormentoni dello stupidario musicale nazional-popolare (non c’è
verso, ogni anno è così). Gli antidoti sono noti: ventilatore a tutta, boccali
di birra ghiacciata, Rock, Punk e Blues delle migliori annate e, in aggiunta, uno
di quei dischi che per genere e mood sia quanto di più lontano dalle puttanate
radiofoniche che rendono spiagge, bar e centri commerciali posti
infrequentabili. Quest’anno viene in soccorso una formidabile ragazza
portoghese spalleggiata da una band con otto musicisti di livello assoluto:
Marta Ren & The Groovelvets. Il loro debutto, pubblicato nel gennaio scorso dall’etichetta milanese Record Kicks (prezioso il catalogo, imprescindibili le
raccolte SoulShaker e Let’s BOOGALOO), è una mano santa
per agevolare le nostre difese personali. Ultra-Vintage fin dalla sofisticatissima
copertina (vedi il segno d’usura che compare sul cartonato), è stato registrato su otto piste Ampex da
New Max degli Expensive Soul (altra band portoghese) e mixato da Andy Valette
nei suoi studi newyorchesi (David Bowie e Jon Spencer Blues Explosion tra i
suoi assistiti). Il risultato è una miscela esplosiva di profondo ed
incontaminato Funk/Soul. Undici brani magicamente fuori dal tempo per altrettante
prove di bravura che fanno gridare al miracolo.
Marta Ren (Marta Campos all’anagrafe
di Oporto) non è una debuttante: due dischi all’attivo (con la band The Bombazines) e gli anni passati sui
palcoscenici dei festival più importanti del suo paese hanno contribuito a
farne una stella del Soul lusitano. Il botto vero però lo fa con i Groovelvets grazie
all’uscita nel 2013 di 2 Kinds Of
Men, stilosissimo singolo Northern
Soul rilanciato da personaggi di livello internazionale come Craig Charles della
BBC e Andy Smith dei Portishead, ed ora con Stop Look Listen splendido album
che ha già collezionato commenti entusiastici un po’ dappertutto.
Si parte con tre brani da urlo: Don’t Look, Release Me e I'm Not Your
Regular Woman (unico pezzo non originale, cover di una canzone del 1968 di Lucille Mathis). La voce di Marta Ren
è spettacolare, una forza della natura, la band ha il suo bel daffare per
starle dietro ma è in gran forma e non perde un colpo. Verrebbe voglia di metter
mano alle compilation di Stax e Daptone, ricomprendendo nelle scalette queste
incredibili canzoni, tra un perla delle Staple Singers e un gemma di Sharon
Jones. Non è blasfemia, questa ragazza è un vero fenomeno che dispensa empatia all’istante,
in un tripudio d’ottoni, sax, hammond e percussioni. Per non dire della
ipnotica Smiling Faces, vertice
emotivo del disco (indimenticabile il refrain), da annoverare tra le migliori
ballate degli ultimi anni. Con la chitarra pungente e il groove dirompente di It's Today si arriva a metà dell’opera.
Ciò che segue non abbassa di una virgola il giudizio, tutt’altro: I'm Coming Home è un esempio di grazia
ed eleganza compositiva in perfetto stile Daptone, la strumentale Be Ma Fela travolge sprigionando meraviglie
Blaxploitation,
mentre Let's Talk About The Kids ci
cattura con una progressione nervosa di spigoloso Funk/Jazz alla maniera di
James Chance. Scrosci di pioggia introducono e chiudono la devastante So Long, la voce della Ren è potente, regala
brividi contrappuntata com’è dal gran lavoro al piano di Sérgio Alves e dal
drumming marziale di Hugo Danin, che infonde pathos ulteriore al brano. Nella conclusiva I Wanna Go Back torna la vitalità
Funky/Soul, Marta si sgola chiamando a raccolta i suoi eroi musicali le Soul Sisters, Marva Whitney e Vicki
Anderson, e il più grande di tutti: James Brown. Un fantastico esordio che, al
pari di quello della finlandese Ina Forsman, fanno del 2016 un anno memorabile
per la Black Music europea.
VOTO: 9
Porter Stout, giovedì 14/07/2016
2 commenti:
tutta questa meraviglia di voce non la sento per niente...anzi è alquanto brutta - molto meglio quella di HANNAH WILLIAMS & THE TASTEMAKERS -
@ Giuseppe: per fortuna che ci sei sempre tu a indicarci la strada.
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