Mia nonna mi diceva sempre
che la bellezza aiuta, ma se non hai talento, prima o poi lo scoprono. Ed è
quello che si potrebbe pensare di Ana Popovic, chitarrista e cantante serba, di
stanza a Memphis, e stupenda quarantenne con un fisico da urlo, ostentato,
spesso e volentieri, senza troppi pudori (una rapida occhiata alle foto di
copertina e a quelle contenute nel booklet chiarirà il concetto). Se non che,
Ana, non è solo una gran bella donna, ma è soprattutto un’artista a tutto
tondo, una che ha fatto parecchia gavetta e che si è prodigata in uno studio
matto e disperatissimo, riuscendo a sfondare ai massimi livelli (ha suonato con
Salomon Burke, per citarne uno, e ha rastrellato svariati premi e nomination). Così,
arrivata al suo ottavo album e acquisita un’autorevolezza compositiva di prima
grandezza, la Popovic realizza il suo progetto più ambizioso, rilasciando un
triplo cd (un retaggio degli anni ’70, ma un’anomalia, ai giorni d’oggi)
contenente la summa del suo sapere musicale. Una sorta di zibaldone artistico,
dunque, diviso in tre parti, ciascuna delle quali creata ad hoc per suonare
magnificamente in un diverso momento della giornata. Il primo capitolo, intitolato
Morning, è composto da nove canzoni vestite principalmente di funky, che ci
danno la carica per affrontare il resto del giorno. Un cd, questo, che salvo
brevi rallenti, suona energico e tirato, con i fiati in bella evidenza (l’iniziale
Love You Tonight) e la scintillante chitarra di Ana a tracciare il percorso.
Due le ospitate da capogiro: l’immancabile Joe Bonamassa in Train, una ballata
tutta anima e cuore, e Robert Randolph nell’elegante Hook Me Up. Il secondo cd,
Mid- Day, si distacca dal precedente per atmosfere più varie: c’è il rock blues dagli afrori hendrixiani di You Got The Love, c’è il chitarrismo adrenalinico di
Who’s Yo’ Mama?, ci sono gli accenti hip hop di Let’s Do It Again (che vede
ospiti Cody Dickinson e il rapper Al Kapone) e la punteggiatura reggae di
Wasted. Ma è il cd chiamato Midnight a sorprendere e a chiamare la standing
ovation. Il terzo disco, infatti, è una raccolta, fatta e finita, di canzoni
jazz, tra cui spiccano una suntuosa cover di In A Sentimental Mood di Duke Ellington,
i fiati lussureggianti di New Coat Of Pain (omaggio al grande Tom Waits) e il
brillante swing di Old Country. Sono complessivamente ventitre le canzoni che
compongono Trilogy e non ce n’è una che suoni come riempitivo. Anzi, la somma
di addendi, tra loro così diversi, testimonia del talento poliedrico della
chitarrista serba, meravigliosamente a proprio agio sia nelle parti vocali sia
quando mette mano alla sei corde, capace di ricami artigianali ma anche di
sferzanti riff in chiave rock blues. Un’opera ambiziosa, monumentale, versatile,
bellissima.
VOTO: 8
Blackswan, sabato 20/08/2016
2 commenti:
grande....mi piace assai.....e viene a Madrid proprio il giorno del mio compleanno!!! andro´a vederla
@ Offhegoes: direi che è imperdibile! :) un abbraccio!
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