Non solo crisi,
disoccupazione e disperazione. Dalla Grecia, anzi per essere precisi da Creta,
arrivano anche i Barb Wire Dolls, band su cui in molti stanno riponendo grandi
speranze per il futuro della musica punk. Loro sono un quintetto anomalo:
leader è la cantante Isis Queen, una sorta di Debbie Harry più sguaiata e
grezza, mentre il chitarrista Pyn Doll, oltre a cimentarsi a livello
professionistico col surf, è la mente compositiva del gruppo. Alla batteria,
poi, abbiamo il nerboruto Krash Doll, e, rispettivamente alla chitarra ritmica
e al basso, le signorine Remmington e Iriel Blaque. Tre donne e due uomini,
dunque, per un band che sta conquistandosi, disco dopo disco, una sempre
maggior attenzione da parte della stampa specializzata e del pubblico pagante.
La storia dei Barb Wire Doll è quella consueta di una lunga gavetta fatta di
concerti e di dischi autoprodotti, fino al classico colpo di culo che li fa
svoltare. Dopo essersi trasferiti negli Stati Uniti, infatti, vengono notati
dal compianto Lemmy, che se innamora, li prende sotto la propria ala protettrice
e fa uscire il loro nuovo album, Desperate, per l’etichetta Motorhead Music,
via Warner. Terzo album in studio, dunque, dopo l’esordio di Fuck The Pussies
(2011) e Slit (2012), due titoli questi che esibivano, consentitemi un giro di
parole, quel femminismo militante e disinibito proprio della cultura riot grrrl
(Slit in inglese significa fessura, e Fuck The Pussies…beh, non ha certo
bisogno di traduzioni). Isis Queen, bionda platino, fisico generoso e collant
slabbrati, rappresenta al meglio una sorta di trade union fra il punk delle
origini e la nuova estetica 2.0: atteggiamenti sul palco ai limiti della
censura, voce rabbiosa, grinta da vendere e dichiarazioni in linea con l’antico
spirito che animava le notti del CBGB, nella seconda metà degli anni ’70. Il
tutto, però, coadiuvato da un massiccio uso dei social. “Per noi la libertà di
espressione è tutto, perché noi non ci sentiamo punk, noi siamo punk” suole
affermare la bionda cantante; e forse bisognerebbe anche darle credito,
relativizzando i Barb Wire Dolls all’odierna scena musicale. Non vi è dubbio,
infatti, che Desperate sia un disco suonato con tecnica basilare, tirato dall’inizio
alla fine e costruito su riff ruvidi e linee vocali di nirvaniana memoria (Rhythm
Method). In tutta onestà, però, il punk me lo ricordavo diverso. Desperate è,
invece, un disco che pur mantenendosi più che dignitoso per tutta la sua
durata, scende inevitabilmente a compromessi con soluzioni melodiche che
annacquano la decantata rabbia di partenza. Insomma, i Barb Wire Dolls ringhiano
per tutto il tempo ma non azzannano mai alla giugulare, e in tal senso mi hanno
ricordato i Guano Apes, gruppo capitanato da un’altra bionda, Sandra Nasic, che
imperversava nelle classifiche rock a cavallo tra gli anni ’90 e il 2000. I BWD
si tengono, però, fortunatamente lontani dai modesti livelli di gruppi come i
Paramore e, in definitiva, meritano attenzione perché ci sanno fare e risultano, anche
dopo ripetuti ascolti, pimpanti e molto divertenti. Niente punk, però, almeno
nella sua accezione più genuina: Desperate è un buon disco di alternative rock
innervato da qualche reminiscenza punk (i riff di Darby Crash e Heart Attack),
corroborato da un suono sufficientemente grezzo da sembrare credibile e impreziosito dal carisma e
dalla grinta vocale della conturbante Isis Queen.
VOTO: 6,5
Blackswan, lunedì 15/08/2016
1 commento:
Bel gruppo interessante.
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