Non è certo questo
diciottesimo album in carriera a decretare la grandezza di un personaggio come David
Bromberg. Eppure, The Blues, The Whole Blues And Nothing But The Blues è un
disco talmente ben fatto e così riuscito che è impossibile non ribadire il
concetto. Broberg, giova ricordarlo, è uno dei padri del suono americano, per
averlo interpretato al meglio, con dischi bellissimi, soprattutto nella decade
seventies, e per aver contribuito alla storia, suonando insieme a Bob Dylan,
Willie Nelson e Jerry Garcia, solo per citare le collaborazioni più famose.
Oggi, arrivato alla veneranda età di settantun anni, pur essendosi costruito
una sorta di buen ritiro a Wilmington, Delaware, dove ha aperto un negozio per
la vendita e la riparazione di violini, continua a sfornare dischi e a rinverdire
con eleganza le radici del suono a stelle e strisce. Questo nuovo full lenght,
come appare evidente fin dal titolo, è un omaggio a tutto tondo all’amato blues,
a quella musica, cioè, che l’ha formato fin da piccino, quando prendeva lezioni
di chitarra dal grande Reverendo Gary Davis. In copertina, che simula una
pagina di quotidiano (l’immaginario Delta Time – Dispatch) Bromberg si trova in
una fittizia aula di tribunale, seduto al banco dei testimoni. " Giuro di
suonare il blues, solo il blues, nient’altro che il blues”, sembra affermare il
musicista, poggiando una mano sulla chitarra elettrica. Un simbolismo che la
dice lunga sul ruolo che oggi Bromberg riveste nell’ambito della musica americana,
quello, cioè, di testimone in grado di raccontare i suoni, la storia, la
tradizione attraverso la propria scintillante sei corde. In modo ortodosso, peraltro,
visto che in calce alla copertina è riportata un’altra esplicita dichiarazione
(“Ci sono solo due canzoni: the Star-Spangled Banner e il blues”), ma non per
questo privo di quel piglio interpretativo che da sempre contraddistingue uno
stile che ha fatto epoca. Bromberg entra in studio con un gruppo di musicisti
che la materia la conosce a menadito: Butch Amiot al basso, Mark Cosgrove al
mandolino, John Kanusky alla batteria e Nate Grower al violino. Con la
collaborazione anche di Larry Campbell e Bill Payne, appronta una scaletta in
cui compaiono solo due pezzi originali e un pugno di cover da urlo, che
spaziano nel tempo, da Walkin Blues, classico di Robert Johnson a Why Are
People Like That? che porta la firma del grande Bobby Charles, fino ad andare a
pescare addirittura nel repertorio di Bessie Smith, riproponendo una superba versione
di You’ve Been A Good Ole Wagon. Disco per puristi del blues, questa ultima
fatica di Bromberg ci restituisce sonorità immarcescibili, che il chitarrista
di Filadelfia approccia con rigore filologico, inventiva e tecnica da mostro
sacro. Una scaletta divertente, stilisticamente varia, suonata con passo
felpato e una cura dei dettagli, certosina e artigianale, che solo un grande
califfo della musica come Bromberg poteva rendere alla perfezione. Imperdibile.
VOTO: 8
Blackswan, giovedì 03/11/2016
3 commenti:
Ah questo è un grande! Grazie per la dritta , vado subito ad ascoltarmelo..
Ah questo è un grande! Grazie per la dritta vado ad ascoltarmelo..
@ Mr. Hyde: Bromberg è un mito e questo disco è spettacolare!
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