Ci sono dischi che
suggeriscono all’ascoltatore una fascinazione diversa, che si spinge oltre i
confini della musica, verso un territorio di suggestioni in cui vengono
coinvolti tutti i sensi. E’ il caso di questo incredibile esordio dei Bayou
Moonshiners, al secolo Stephanie Ghizzoni (voce,
rullante con spazzole, washboard e kazoo) e Max Lazzarin (voce e piano): un
disco che racconta in musica New Orleans, città leggendaria e cuore pulsante del
Sud degli Stati Uniti. In queste dodici canzoni, però, non c’è solo la
ricostruzione filologica di un suono. I Bayou Moonshiners, infatti, si spingono
oltre, e creano una sorta di rappresentazione teatrale in note, il cui
palcoscenico è New Orleans, la sua storia, i suoi colori, il suo melting pot di
etnie. Ecco, allora, che l’ascolto di Living Live diviene una sorta di viaggio
sonoro fra le strade della città, che vi travolgerà in un rutilante
caleidoscopio di colori, eccitando di piacere orecchie, naso e occhi. Il
profumo del gumbo e della jambalaya, servite in una bettola, là in fondo alla
strada; i mille idiomi che si rincorrono, divertiti e frenetici, fino alle
sponde del Mississippi; lo sferragliare del tram, che caracolla proprio lì,
dove Tennesse Williams si sedeva, a prendere appunti; il lamento caldo e
morbido di una cornetta, che si perde nell’aria, evocando Buddy Bolden e
Satchmo; un calesse che arranca in salita, attraversando crocicchi animati da
colori accecanti, volti grotteschi, chiromanti a prezzi scontati, ambulanti di
spezie, maschere vampiresche.
Ci si perde fra le note di Living Live come un
avventato turista potrebbe perdersi fra i vicoli di “Nola”: ti guardi intorno,
ti chiedi per un istante dove sei finito e poi ti abbandoni, inconsapevole di
tutto, alla magia di un suono che, letteralmente, ti rapisce. Blues, soul,
ragtime, la sensualità alticcia di un pianoforte da barrell house, il rigore
delle dodici battute e la libertà dell’improvvisazione, la spiritualità del
gospel, l’interplay di due voci nate per stare insieme, Jelly Roll Morton (Big Time
Woman), Fats Domino (I Just Can’t Get New Orleans Off My Mind”), Mahalia
Jackson (I’m Glad Salvation Is Free) e una scrittura originale che sa rendere
presente un passato lontanissimo (Don’t Believe Me e Tell Me More). Tutto
questo, e qualcosa in più, è ciò che troverete in un disco che diverte come una
festa innaffiata da fiumi di Ramos Fizz, ed è attraversato appena da un sottile
filo di nostalgia. I Bayou Moonshiners, dunque, tratteggiano la storia di un
suono, con l’ampio respiro narrativo di un romanziere e la mano ferma di un
regista che apparecchia un lungo ed esaustivo piano sequenza. Living Live
risulta, così, non solo un gran disco, ma anche un ulteriore fiore
all’occhiello di un movimento blues, che pone l’Italia fra le nazioni europee
più interessanti e creative nella rilettura del roots a stelle e strisce.
Imperdibile.
VOTO: 7,5
Blackswan, martedì 13/12/2016
1 commento:
yeah!
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