Se c’è un
periodo cruciale nella carriera di Bob Dylan, e per riflesso anche nella storia
della musica americana, è sicuramente il biennio 1965-1966. Due anni, questi,
densi di avvenimenti: il matrimonio con Sara Lownds, il peccato mortale della
svolta elettrica, con pubblica crocefissione al Newport Folk Festival, tre
dischi epocali (Bringing It All Back Home, Highway 61 Revisited, Blonde On
Blonde), il grave e misterioso incidente motociclistico e il conseguente ritiro
temporaneo dalle scene. Un periodo in cui Dylan, nonostante il disappunto di
buona parte del suo pubblico, che male aveva digerito l’utilizzo di strumenti
elettrici, si dedicò anche a un’intensa attività live, girando Stati Uniti,
Australia e Europa per un intenso tour mondiale. I concerti del 1966 sono oggi
confluiti nel monumentale box set “The 1966 Live Recordings”, 36 CD contenenti
tutte le performance dal vivo di quell’anno, mentre The Real Royal Albert Hall
1966 Concert, di cui stiamo scrivendo, è un’uscita parallela che, oltre ad
avere un costo accessibile, possiede anche il valore aggiunto del documento
storico. Per molti anni, infatti, è circolato un bootleg di quella serata; ma
nel 2008, quando uscì il quarto volume della Bootleg Series, si scoprì che in
realtà quella era la registrazione di un concerto tenutosi alla Manchester Free
Trade Hall del 17 maggio 1966, quindi, nove giorni prima del concerto di
Londra. Ecco perché nel titolo compare la parola “Real”: perché questa è la
vera registrazione del primo concerto che Dylan tenne alla Royal Albert Hall,
la sera del 26 di maggio (Dylan suonò lì anche la sera successiva). Il
concerto, come Dylan usava ai tempi, si divide in due parti: nel primo cd,
viene proposto il set acustico, con Bob che, da solo sul palco, armato di
chitarra e armonica, ripropone alcuni dei suoi gioielli, tra cui la torrenziale
Desolation Row (ben dodici minuti) e una quasi altrettanto lunga Mr. Tambourine
Man; nel secondo cd, invece, si può ascoltare il set elettrico, in cui Dylan
condivide il palco con The Band al completo, ad eccezione di Levon Helm (Robbie
Robertson alla chitarra, Rick Danko al basso, Richard Manuel al piano, Garth
Hudson all’organo e Mickey Jones dietro le pelli). Tutto la performance di
quella sera è davvero degna di nota, ma forse è la seconda parte a possedere un
quid in più: acida e potente, con Dylan che smette i panni del menestrello per
indossare quelli del rocker arrabbiato, e la Band che lo asseconda senza
lesinare decibel e cattiveria. Da brividi, almeno per citare qualche episodio,
Tell Me, Momma, Ballad Of A Thin Man e una conclusiva, furente, Like A Rolling
Stone. Leggenda vuole che al concerto fossero presenti anche i quattro Beatles
e che parte del pubblico, indispettita dalla performance elettrica, abbandonò
la sala prima della fine dello show, inveendo contro Dylan, visibilmente
infastidito.
VOTO: 8
Blackswan, martedì 10/01/2017
2 commenti:
Sempre un grande. Con tutta la sua scontrosità ( si dice così?) ma sempre grande.
L'ho ascoltato dal vivo a una festa dell'Unità a Modena, pensa te !
@ Sandra: per quanto mi riguarda, Dylan nel tempo libero potrebbe anche rapinare banche. Per me sarà sempre leggenda :)))
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