Deadwood,
territorio del South Dakota. Il posto perfetto per reiventarsi una vita.
Soprattutto se, come Nat Love, hai alle calcagna un marito in cerca di vendetta
e una mira eccezionale. Ma nell'America di fine Ottocento, se sei nero come
Nat, gli errori del passato non smettono mai di darti la caccia come segugi
assetati di sangue. Tra duelli e sparatorie, cowboy e indiani, Mark Twain e
Cormac Mc Carthy, Paradise Sky è un divertente omaggio al genere e il racconto,
in chiaroscuro, di un personaggio eccezionale, capace di incarnare il vero
spirito dell'America. Willie è solo un ragazzo, ma è già costretto a lasciarsi
tutto alle spalle per s fuggire al proprietario terriero che ha assassinato suo
padre. Incontrare Loving gli salva, letteralmente, la vita. L'uomo lo
inizia alle sottili arti dello sparare, del cavalcare, del leggere e del
giardinaggio. Quando muore, Willie eredita da lui il suo nuovo nome: Nat Love.
Soldato e pistolero, Nat sembra destinato alla gloria. Ha tutto quello che un
uomo del West può desiderare, compresa la donna dei suoi sogni e il rispetto di
leggende come Wild Bill Hickok. Ma il passato torna a tormentarlo. E,
soprattutto, Nat è nero, in un periodo in cui agli afroamericani non viene
perdonato nulla. Privato della casa, dell'amore e di tutto ciò che aveva
conquistato, a Nat Love non resta che mettersi sulle tracce dei suo i
persecutori, pronto all'ultimo, mortale duello.
La lettura dei
romanzi dei Lansdale (o almeno, la maggior parte) mi procura sempre una sorta
di astrazione temporale: non solo mi perdo nelle pagine del libro, dimenticando
lo scorrere delle ore e l’essenza del mondo che mi circonda, ma soprattutto
vengo catapultato, come per magia, agli anni della mia adolescenza. Anni in cui
la fantasia mi faceva vivere in un universo parallelo, perennemente immerso,
anche fisicamente, in quegli straordinari romanzi di formazione (decisivi nel
determinare ciò che oggi sono) che portavano la firma di Jack London, Mark Twain,
Fenimore Cooper o Jules Verne. Nello stesso modo, Lansdale replica quel piccolo
miracolo, anche oggi, con questo nuovo Paradise Sky, romanzo di cinquecento
pagine dedicato all’epopea western e alle imprese di Nat Love, personaggio
realmente esistito, a cui il racconto si ispira. Cowboys e indiani, pistoleri e
sparatorie, fatiscenti cittadine di frontiera e praterie roventi per la
canicola, la lotta senza esclusione di colpi fra l’eroe buono e un manipolo di
malvagi dalle fattezze orrorifiche, sono solo alcuni degli elementi che animano
questo affascinante libro. Perché Lansdale non si limita solo a intrecciare
l’ordito di una trama avventurosa e palpitante, ma, come spesso accade,
affronta e sviluppa, con ironia e acume, alcuni dei grandi temi propri dei
romanzi di formazione: la perdita dell’innocenza, il coraggio di assumersi le
proprie responsabilità come tappa fondamentale per diventare uomo, il viaggio
come metafora della crescita, il dubbio crescente come trampolino di lancio per
conquistare una consapevolezza etica. Tutti argomenti che il romanziere texano
affronta con una prosa cruda e al contempo evocativa, capace di abbinare il
ritmo dell’azione e battute di fulminante ironia all’epopea di un West che
ricorda quello meravigliosamente immortalato nelle pellicole di Sergio Leone.
Dominante, ma non invasivo, il romanzo affronta anche un altro tema caro a
Lansdale, che è quello del razzismo. L’America di Nat Love, l’eroe di colore
che deve fare i conti con un’umanità refrattaria ad accettare la parità dei
diritti fra bianchi e neri, somiglia molto da vicino all’America di oggi, dove
la polizia spara, la gente di colore muore e i presidenti vogliono innalzare
muri fra nazioni. Un odio razziale che sembra non aver fine e di cui Lansdale
sa raccontare con efficacia tutta l’insensatezza.
Una lettura
avvincente per lettori di ogni età.
Blackswan, venerdì 13/01/2017
1 commento:
Ce l'ho in pila da leggere, e sono contento di sapere che il vecchio Joe non tradisce. :)
Posta un commento