venerdì 13 gennaio 2017

JOE R. LANSDALE – PARADISE SKY (Einaudi, 2016)



Deadwood, territorio del South Dakota. Il posto perfetto per reiventarsi una vita. Soprattutto se, come Nat Love, hai alle calcagna un marito in cerca di vendetta e una mira eccezionale. Ma nell'America di fine Ottocento, se sei nero come Nat, gli errori del passato non smettono mai di darti la caccia come segugi assetati di sangue. Tra duelli e sparatorie, cowboy e indiani, Mark Twain e Cormac Mc Carthy, Paradise Sky è un divertente omaggio al genere e il racconto, in chiaroscuro, di un personaggio eccezionale, capace di incarnare il vero spirito dell'America. Willie è solo un ragazzo, ma è già costretto a lasciarsi tutto alle spalle per s fuggire al proprietario terriero che ha assassinato suo padre. Incontrare Loving gli salva, letteralmente, la vita. L'uomo lo inizia alle sottili arti dello sparare, del cavalcare, del leggere e del giardinaggio. Quando muore, Willie eredita da lui il suo nuovo nome: Nat Love. Soldato e pistolero, Nat sembra destinato alla gloria. Ha tutto quello che un uomo del West può desiderare, compresa la donna dei suoi sogni e il rispetto di leggende come Wild Bill Hickok. Ma il passato torna a tormentarlo. E, soprattutto, Nat è nero, in un periodo in cui agli afroamericani non viene perdonato nulla. Privato della casa, dell'amore e di tutto ciò che aveva conquistato, a Nat Love non resta che mettersi sulle tracce dei suo i persecutori, pronto all'ultimo, mortale duello.

La lettura dei romanzi dei Lansdale (o almeno, la maggior parte) mi procura sempre una sorta di astrazione temporale: non solo mi perdo nelle pagine del libro, dimenticando lo scorrere delle ore e l’essenza del mondo che mi circonda, ma soprattutto vengo catapultato, come per magia, agli anni della mia adolescenza. Anni in cui la fantasia mi faceva vivere in un universo parallelo, perennemente immerso, anche fisicamente, in quegli straordinari romanzi di formazione (decisivi nel determinare ciò che oggi sono) che portavano la firma di Jack London, Mark Twain, Fenimore Cooper o Jules Verne. Nello stesso modo, Lansdale replica quel piccolo miracolo, anche oggi, con questo nuovo Paradise Sky, romanzo di cinquecento pagine dedicato all’epopea western e alle imprese di Nat Love, personaggio realmente esistito, a cui il racconto si ispira. Cowboys e indiani, pistoleri e sparatorie, fatiscenti cittadine di frontiera e praterie roventi per la canicola, la lotta senza esclusione di colpi fra l’eroe buono e un manipolo di malvagi dalle fattezze orrorifiche, sono solo alcuni degli elementi che animano questo affascinante libro. Perché Lansdale non si limita solo a intrecciare l’ordito di una trama avventurosa e palpitante, ma, come spesso accade, affronta e sviluppa, con ironia e acume, alcuni dei grandi temi propri dei romanzi di formazione: la perdita dell’innocenza, il coraggio di assumersi le proprie responsabilità come tappa fondamentale per diventare uomo, il viaggio come metafora della crescita, il dubbio crescente come trampolino di lancio per conquistare una consapevolezza etica. Tutti argomenti che il romanziere texano affronta con una prosa cruda e al contempo evocativa, capace di abbinare il ritmo dell’azione e battute di fulminante ironia all’epopea di un West che ricorda quello meravigliosamente immortalato nelle pellicole di Sergio Leone. Dominante, ma non invasivo, il romanzo affronta anche un altro tema caro a Lansdale, che è quello del razzismo. L’America di Nat Love, l’eroe di colore che deve fare i conti con un’umanità refrattaria ad accettare la parità dei diritti fra bianchi e neri, somiglia molto da vicino all’America di oggi, dove la polizia spara, la gente di colore muore e i presidenti vogliono innalzare muri fra nazioni. Un odio razziale che sembra non aver fine e di cui Lansdale sa raccontare con efficacia tutta l’insensatezza.
Una lettura avvincente per lettori di ogni età.


Blackswan, venerdì 13/01/2017

1 commento:

James Ford ha detto...

Ce l'ho in pila da leggere, e sono contento di sapere che il vecchio Joe non tradisce. :)