Si fa davvero
fatica a dimenticare un personaggio carismatico come Kate Bush. E questo
nonostante la sua carriera abbia avuto un andamento altalenante, caratterizzato
da uno iato, tra Red Shoes (1993) e Aerial (2005), durato ben dodici anni.
Bastano, infatti, poche note di una sua canzone e chi ha vissuto in prima
persona i controversi anni ‘80, rievoca tutto ciò che Kate Bush è stata e ha
rappresentato, soprattutto per quel decennio: una straordinaria voce da soprano
che stupì il mondo per la prima volta con Wuthering Heights, il suo art rock
visionario, il debito artistico verso Lindsay Kemp, la teatralizzazione della
musica, il pigmalione con Peter Gabriel, i continui riferimenti letterari e
cinematografici delle sue opere, vero viatico di conoscenza per la gioventù del
tempo. E anche se per ben trentacinque anni Kate non è mai più salita su un
palco, è bastato annunciare il ritorno all’Hammersmith Apollo di Londra, per
una sessione di ventidue serate di show durante l’estate del 2014, per far
registrare in un batter d’occhio il tutto esaurito. A riprova che certi
artisti, a dispetto del tempo che passa, restano dentro di noi, non come
lontani ricordi, ma come un fuoco all’apparenza spento, eppure pronto a
divampare nuovamente al minimo refolo di vento. Before The Dawn è il resoconto
in tre cd di quelle incredibili serate, che vedono Kate Bush ripercorrere la
propria carriera, evitando però la facile strada del best of, e costruendo,
invece, un vero e proprio spettacolo multimediale (performance teatrale,
concerto e musical), in cui recitazione e scenografie diventano parte
integrante delle canzoni, non più solo suonate, ma anche rappresentate. La
Bush, a tale scopo, ha imbarcato nel progetto Adrian Noble, ex direttore
artistico della Royal Shakespeare Company, il lighting design Mark Henderson,
le marionette di Basil Twist, un illusionista (Paul Klieve) e l’italiana
Controluce Teatro d’Ombre. Una squadra di livello eccelso, a cui ovviamente si
è aggiunta anche una line up di musicisti di comprovata esperienza, tra i quali
(per citare quelli maggiormente conosciuti) Omar Hakim alla batteria, David
Rhodes alla chitarra e John Giblin al basso. Lo splendido booklet allegato al
packaging testimonia, attraverso un cospicuo set fotografico, meraviglie visive
che il cd purtroppo non può restituire. E’ questo l’unico vero limite di
un’operazione che avrebbe avuto maggior senso se accompagnata anche da un dvd
dell’esibizione. A noi resta, dunque, solo il resoconto sonoro, che perde la
fascinazione della messa in scena, ma resta comunque un’ottima testimonianza
dello stato di forma della Bush. Tre cd, che documentano i due atti della
performance, in cui Kate canta, balla, recita, interagisce con altri attori,
intervallando i brani in scaletta con prologhi, intermezzi e dialoghi. La resa
sonora è perfetta, la band suona con perizia e intensità, la voce della Bush ha
solo perso un filo di smalto, ma resta comunque un bel sentire. E quando
partono le note di Running Up That Hill, Hounds Of Love e Cloudbusting è
inevitabile che una lacrima ci segni le guance di salata nostalgia. Perché
certi artisti non si scordano mai e continuiamo a portarli dentro di noi. Per
sempre.
VOTO: 7
Blackswan, mercoledì 18/01/2017
2 commenti:
Hounds Of Love è un album che ascolto regolarmente.
Come certamente ricorderai io marcio ancora a musicassette e vinile, quindi questo è uno dei dischi più recenti che possiedo.
Comunque l'album mi è sempre piaciuto parecchio, sin dal primo ascolto e il fatto che la gentile Kate abbia dato segni di vita, mi fa un gran piacere (anche perchè mi deve ancora dei soldi). :)
Un abbraccio
@ Granduca: beh, io vado di grammofono, quindi quello evoluto sei tu :) Kate vive e lotta ancora accanto a noi! :) Un abbraccio
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