Riceviamo dalla nostra freelance Cleopatra e integralmente pubblichiamo
Che il PD possa dissolversi, me ne infischio. Che il
problema sia la data del congresso, me ne infischio. Che la minoranza dem,
oggi, possa sbattere la porta in faccia al leader - segretario, me ne infischio
doppiamente.
Lo psicodramma interno al Partito Democratico non è
altro che il riflesso di un movimento incattivito, lacerato da personalismi e
particolarismi. Il PD è tale e quale agli altri, se non peggio. Una compagine
frastagliata, contraddittoria, guidata da un leader spocchioso e arrogante in
grado di esprimere la peggior politica di questi ultimi 6 anni. Per certi
aspetti, neppure il il PDL è arrivato a tanto. Sono mancate la patonza e le
atmosfere da cinepanettone vanziniano, ma il partito di maggioranza si è
dimostrato una squallida fotocopia del partito - azienda dell'ex Cavaliere. Con
la differenza che in quegli anni di dominio berlusconiano, la gente scendeva in
piazza, manifestava, interagiva. Oggi, Renzi e il Giglio Magico sono riusciti
ad anestetizzare gli italiani con vacuità, slides, tweet, selfies e banalità
assortite. Matteo, il Rottamatore dei diritti dei lavoratori, delle spending
review (promesse e mai attuate, peraltro), non ha affatto archiviato il
malcostume e le malversazioni della prima Repubblica. Tutt'altro. I privilegi,
le consorterie, i clientelismi, i conflitti di interessi e gli inciuci sono
sopravvissuti. Il PD ha mostrato il suo vero volto: forte con i deboli e debole
con i forti. L'Italia, dopo i mesi di paralisi per il referendum
costituzionale, rischia una procedura di infrazione. Il precariato dilaga, il
debito pubblico deborda, la crescita economica stenta e loro continuano a
discutere su date e congressi.
Se, dunque, a dissolversi sarà questo PD, ce ne faremo
una ragione. Domani è un altro giorno.
Cleopatra, lunedì 20/02/2017
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