"Ho
troppa stima dell'intelligenza degli italiani per pensare che ci siano in giro
così tanti coglioni che possano votare contro i propri interessi". Lo
affermava con il solito piglio assertivo l'allora Premier Berlusconi, quando,
in piena campagna elettorale, lanciava strali e bordate contro il nemico Romano
Prodi. Correva l'anno 2006 e Silvietto si incamminava verso la selva oscura
degli scandali giudiziari (e personali) che raggiunsero l'apogeo con la condanna
definitiva per frode fiscale e la decadenza da senatore. L'epopea di Berlusconi
sembrava incamminarsi sul viale del tramonto, come ricorderete. Qualcuno si
azzardò a recitarne addirittura il de profundis: "Game over",
sentenziò un implacabile Matteo da Rignano, salvo siglarci, non molto tempo
dopo, un patto di non belligeranza in quel del Nazareno, decretandone di fatto
la risurrezione politica. Il resto è storia. Grazie anche al Rosatellum,
Silvietto pare stia vivendo una seconda giovinezza, complice un centro sempre
meno di sinistra, in balia della protervia di un segretario di partito assetato
di potere. Berlusconi, come le streghe, è tornato alla guida di una bislacca
compagine di centrodestra e pare non volere togliere il disturbo. Perlomeno, a
breve. Se ne facciano una ragione i followers dei Salvini e delle Meloni. A
maggior ragione adesso che, patto dell'arancino permettendo, in tavola c'è un
piatto succulento in cui fare la scarpetta: la Sicilia. La sfida è ambiziosa
per Silvio: vincere le regionali siciliane equivarrebbe ad accreditarlo
definitivamente come interlocutore privilegiato del PD. Il che
significherebbe affidare la "verde isola Trinacria" alla sorti di una
continuità con un sistema che ne ha determinato il declino. Ai siciliani l'ardua
sentenza.
Cleopatra, lunedì 06/11/2017
P.S. Il
centrodestra ha vinto. Come volevasi dimostrare, Silvio sta all'araba fenice.
Un'equazione senza incognite.
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