"Me ne vado a
sciare". Con questo epilogo, Re Matteo depone lo scettro e si congeda
dalla platea con la vis teatrale degna di un dramma shakespeariano che si
rispetti. Non illudiamoci, però: sarà una pausa breve anzi, brevissima. Lo
attende un prestigioso incarico da senatore semplice a Firenze, Scandicci,
Insigna e Impruneta.
Riparte dal basso,
dalle periferie. Non solo quelle geografiche ma anche quelle della
quotidianità. Commovente. Una nuova sfida per il prode Matteo, proprio in quel
Senato della Repubblica che voleva abolire con il referendum costituzionale.
Quando si dice la coerenza. Lo ha dichiarato in occasione della conferenza
stampa al Nazareno, dopo la "madre" di tutte le sconfitte elettorali,
con il consueto sprezzo di chi non vuol darla vinta a nessuno.
L'instancabile ex
Premier delle Meraviglie non si concede neppure un anno sabbatico, un consiglio
che a suo tempo gli suggerì pure l'amico Oscar Farinetti, dopo la debacle
referendaria del 2016. Non pago del crollo verticale di un partito ormai
destinato a dissolversi se non si approntano le necessarie
"de-renzizzazioni" del caso, nel discorso di (pseudo) commiato dalla
segreteria, Matteo da Rignano manifesta senza troppi giri di parole quella insopprimibile
pulsione autoreferenziale che lo contraddistingue. Renzi rimane Renzi, un
soggetto prepotente, livoroso, in costante bisogno di autoincensarsi e di
intestarsi successi immaginari. A suo dire, nei tre anni di governo, si è
assistito a un tripudio di risultati eccellenti: pil in crescita, posti di
lavoro come se piovesse e altri prodigi assortiti.
Di certo, un
obiettivo l'ha raggiunto: è riuscito nell'intento di cannibalizzare la
sinistra. E non solo. La tanto decantata rottamazione di cui si faceva
orgoglioso portabandiera ha resuscitato individui come Silvietto Berlusconi e
legittimato interlocutori come Denis Verdini. La sua politica dissennata ha
irrobustito familismo e conflitto di interessi a scapito della tanto
millantata, e mai attuata, meritocrazia. Perciò, non facciamoci prendere troppo
dall'entusiasmo: il renzismo non è morto. E' solo temporaneamente chiuso per
ferie.
Cleopatra, lunedì
12/03/2018
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