Charles,
ovvero Tiny, vuole un vecchio fucile legato a un ricordo d’infanzia;
Joan, sua moglie, è in cerca delle aspirazioni perdute; Lyris, la figlia
di Joan, vuole trovare un punto fermo da cui cominciare davvero a
crescere; e il piccolo Micah, figlio di Charles e Joan, vuole sfuggire
al buio della sua stanza a costo di perdersi nel buio delle strade
cittadine.
Dalla
vastità dei panorami e dei personaggi della Fine dei vandalismi, Drury
si concentra adesso su un frammento di quel mondo, racchiuso in un unico
weekend, in cui gli eventi si dilatano come nei sogni e i protagonisti
rivelano tutta la loro umanità, nell’intensità dei desideri e negli
sforzi, ora comici ora drammatici, per diventare persone migliori.
Con A Caccia Nei Sogni, secondo capitolo di quella che viene definita la “Trilogia di Grouse County”,
Tom Drury colloca nuovamente la narrazione nell’immaginaria contea del
Midwest; ma se in La Fine Dei Vandalismi vi era una pluralità di
personaggi e la vicenda si sviluppava nell’arco di più anni, questa
volta, lo scrittore americano avvicina lo sguardo alla sua creazione,
per concentrarlo sulle vicende della famiglia Darling, circoscrivendo
così l’azione nel corso di un fine settimana.
Un
romanzo per certi aspetti diverso, dunque, ma che continua a raccontare
un’umanità minimal, fatta di gente comune, con vite di piccolo
cabotaggio, che si nutrono di normalità, sconfitte e aspirazioni
destinate a essere frustrate.
I
personaggi di Drury, per quanto sempre relegati all’interno di
esistenze banali, non smettono però di cercare di affermarsi; e lo fanno
attraverso piccole bizzarrie caratteriali che li contraddistinguono, o
inseguendo il desiderio (e la realizzazione) di una fuga, di cui nemmeno
loro conoscono la portata, o, nel caso specifico, perdendosi nei sogni,
che non hanno una valenza simbolica o squisitamente onirica, ma servono
semmai ad amplificare l’ambientazione (prevalentemente) notturna del
romanzo.
Rispetto
ai libri che la maggior parte di noi è abituata a leggere, in A Caccia
Nei Sogni non succede quasi nulla; tuttavia, veniamo risucchiati nel
racconto, perché quella minutaglia esistenziale, quelle piccole
ribellioni al monocorde avanzare dei giorni, accende nei protagonisti
decisivi scarti emozionali e piccoli atti di “eroismo”, ricordandoci
inevitabilmente quanto le nostre vite somiglino alle loro.
Un
elogio alla lentezza e al desiderio di cambiamento (a volte frustrato,
altre, invece, abbrivio per un dubbio troppo spesso taciuto), che Drury
domina con la sua prosa asciutta e ironica, ma capace anche di quello
sguardo benevolo e compassionevole che aveva animato le pagine de La
Fine Dei Vandalismi.
Blackswan, venerdì 13/04/2018
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