Compositrice,
produttrice, tastierista e polistrumentista, Kelly Moran si è fatta un
nome a New York collaborando con performance di danza e componendo per
Margaret Leng Tan, collaboratrice per lungo tempo di John Cage e ha
iniziato a ottenere consensi e visibilità con l’album Bloodroot dell’anno scorso. Bloodroot faceva
un uso innovativo del pianoforte e degli strumenti elettroacustici,
appositamente costruiti dalla stessa Moran, e toccava diversi stili dai
quali l’autrice traeva ispirazione. Apparve nelle liste di album
dell’anno su Rolling Stone (sezione EXPERIMENTAL), sul New York Times
(sezione MUSICA CLASSICA) e sul New York Observer (sezione METAL), a
dimostrazione della difficile classificazione dell’artista.
Con Ultraviolet,
Kelly Moran continua a interpretare questa ricchezza di ispirazioni
disparate in un suono tutto suo e si lancia in un’impresa quasi
impossibile: l’annientamento dello status quo accademico in nome della
pura e sfrenata intuizione dell’umana gioia.
“Me
ne stavo accovacciata nella foresta, ascoltando i suoni del vento e
della natura selvaggia e tutti gli echi che mi circondavano,” ricorda
Moran. “Mi sono chiesta: come posso comporre una musica che abbia e
faccia provare queste sensazioni, una musica naturale e connessa?”
Ultraviolet esplora
una gamma ampia e accattivante di influenze stilistiche: abbaglianti
inflessioni jazz, dream pop, composizione classica e black metal,
oscurità e luce, incapsulate in un unico misterioso LP.
“Riesaminando il mio processo artistico, ho liberato me stessa.”
Blackswan, sabato 15/09/2018
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