Il
 connubio fra Slash e Myles Kennedy, per quelli che ancora non lo 
sapessero, nasce nel 2010, quando il chitarrista statunitense affida al 
cantante degli Alter Bridge le parti vocali di due canzoni inserite nel 
suo omonimo disco d’esordio. In quel frangente, nasce un amore a prima 
vista, consolidatosi nel tempo con tre dischi dal vivo e, compreso 
quello di cui stiamo scrivendo, altri tre dischi in studio.
Testimoni
 di nozze, i fidi Conspirators (Brent Fitz alla batteria e Todd Kerns al
 basso, oltre, nel caso specifico, a Frank Sidoris alla chitarra 
ritmica), agguerritissima backing band che oggi forma, insieme a 
Kennedy, una vera e propria ragione sociale.
Inutile
 aspettarsi novità di rilievo da questo ennesimo lavoro, perchè la 
formula è ormai consolidata nel tempo, sia per quanto riguarda le 
esibizioni dal vivo che per i dischi in studio: hard rock che nasce per 
filiazione dall’esperienza con i Guns (quello è più o meno il suono, 
quello è lo stile), con la straordinaria chitarra di Slash a tessere le 
fila di dodici canzoni ad alto contenuto energetico.
La
 proposta, per quanto standard, non smette però di essere efficace, e 
anzi, il tempo ha consolidato un rapporto che sembrava estemporaneo e 
che invece ora (impegni reciproci permettendo – Slash impegnato con la 
reunion della casa madre, Kennedy in equilibrio fra Alter Bridge e una 
nuova carriera solista che ha prodotto un disco bellissimo) sembra aver 
raggiunto il suo livello più alto.
Living The Dream
 è, infatti, un album riuscito e convincente per intero, composto da 
dodici canzoni che alternano ottime ballate (la malinconica The One You Love Is Gone
 tocca il cuore) a brani costruiti con il consueto forte impatto 
emotivo: riff di chitarra grintosissimi, linea melodica inappuntabile, 
ritornelli dall’appeal radiofonico. I due giganti, poi, si spartiscono 
la scena: il primo, Slash, con pirotecnici assoli, il secondo, Kennedy, 
che forse non avrà un timbro memorabile, con un’estensione di ottave con
 cui può fare tutto ciò che gli piace, e forse anche di più.
Il
 risultato è un disco che scorre per oltre cinquanta minuti producendo 
la buona sensazione di trovarsi di fronte a gente che eccelle in quello 
che fa e continua a farlo divertendosi un mondo. Canzoni come Sugar Cane, My Antidote e Mind Your Manners sono lì proprio a testimoniarlo, e questo può bastare a farci godere come ricci.
VOTO: 7
Blackswan, domenica 07/10/2018 

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