domenica 7 ottobre 2018

SLASH feat. MYLES KENNEDY and the CONSPIRATORS - LIVING THE DREAM (Snakepit/Warner, 2018)

Il connubio fra Slash e Myles Kennedy, per quelli che ancora non lo sapessero, nasce nel 2010, quando il chitarrista statunitense affida al cantante degli Alter Bridge le parti vocali di due canzoni inserite nel suo omonimo disco d’esordio. In quel frangente, nasce un amore a prima vista, consolidatosi nel tempo con tre dischi dal vivo e, compreso quello di cui stiamo scrivendo, altri tre dischi in studio.
Testimoni di nozze, i fidi Conspirators (Brent Fitz alla batteria e Todd Kerns al basso, oltre, nel caso specifico, a Frank Sidoris alla chitarra ritmica), agguerritissima backing band che oggi forma, insieme a Kennedy, una vera e propria ragione sociale.
Inutile aspettarsi novità di rilievo da questo ennesimo lavoro, perchè la formula è ormai consolidata nel tempo, sia per quanto riguarda le esibizioni dal vivo che per i dischi in studio: hard rock che nasce per filiazione dall’esperienza con i Guns (quello è più o meno il suono, quello è lo stile), con la straordinaria chitarra di Slash a tessere le fila di dodici canzoni ad alto contenuto energetico.
La proposta, per quanto standard, non smette però di essere efficace, e anzi, il tempo ha consolidato un rapporto che sembrava estemporaneo e che invece ora (impegni reciproci permettendo – Slash impegnato con la reunion della casa madre, Kennedy in equilibrio fra Alter Bridge e una nuova carriera solista che ha prodotto un disco bellissimo) sembra aver raggiunto il suo livello più alto.
Living The Dream è, infatti, un album riuscito e convincente per intero, composto da dodici canzoni che alternano ottime ballate (la malinconica The One You Love Is Gone tocca il cuore) a brani costruiti con il consueto forte impatto emotivo: riff di chitarra grintosissimi, linea melodica inappuntabile, ritornelli dall’appeal radiofonico. I due giganti, poi, si spartiscono la scena: il primo, Slash, con pirotecnici assoli, il secondo, Kennedy, che forse non avrà un timbro memorabile, con un’estensione di ottave con cui può fare tutto ciò che gli piace, e forse anche di più.
Il risultato è un disco che scorre per oltre cinquanta minuti producendo la buona sensazione di trovarsi di fronte a gente che eccelle in quello che fa e continua a farlo divertendosi un mondo. Canzoni come Sugar Cane, My Antidote e Mind Your Manners sono lì proprio a testimoniarlo, e questo può bastare a farci godere come ricci.

VOTO: 7





Blackswan, domenica 07/10/2018

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