Una
delle cose più interessanti uscite in questo ultimo scorcio del 2018, è
il secondo album solista di Jamie Lin Wilson, giovane songwriter
originaria del Texas. Jumping Over Rocks, questo è il titolo del disco, si compone di dieci trace di alternative country, tutte originali, ad eccezione di Istant Coffee Blues, brano risalente al 1975 e preso in prestito dal repertorio di Guy Clark.
Ed
è forse proprio questa canzone la cartina di tornasole della bravura
della Wilson, capace di immedesimarsi alla perfezione in questa storia
di vite vuote e stanche che si perdono in un’inevitabile parabola
discendente e di duettare con intensità insieme a Jack Ingram, ospite
nel brano, con la voce arresa che si adagia dolente su una morbida pedal
steel.
Uno dei momenti più intensi di questo disco, ma non l’unico. Dalle prime note dell’iniziale Faithful & True, brano
che apre l’album, si capisce subito di stare ascoltando una musicista
di grande livello: la voce cristallina, dai toni dolci e puri, e
l’emozione sincera con cui la Wilson mette a nudo le proprie fragilità e
i propri fallimenti, chiedendo di essere amata, nonostante tutto, sono
prerogativa dei fuoriclasse.
Certo, non mancano alcuni stereotipi del genere, come in The Being Gone,
racconto delle nostalgie di un musicista itinerante che sogna di
tornare a casa propria; tuttavia, la mancanza di fronzoli e l’approccio
quasi live dell’esecuzione (ottima la produzione di Scott Davis), rende
la canzone, come tutto l’album, un piccolo gioiello di immediatezza e
sincerità (il disco, peraltro, è stato registrato ad Austin, in solo
quattro giorni di sessioni).
Arrangiato benissimo, Jumping Over Rocks
coglie nel segno con melodie dirette ma non banali, e con liriche a
volte tanto profonde da non sembrare nemmeno scritte per delle canzoni.
Esemplare, in tal senso Death & Life, struggente
riflessione su una morte prematura e su come, chi sopravvive ai propri
cari, cerca lentamente di tornare a guardare la luce: c’è la chitarra di
Charlie Sexton, c’è quella voce che sa toccare il cuore e c’è
soprattutto un songwriting, maturato in quattro anni, che sa essere
diretto e, al contempo, profondo.
La
Wilson è l’ennesimo prodotto di un vivaio, quello statunitense, che
sembra non avere fondo e che ogni anno produce artisti e dischi
meritevoli di attenzione, anche fuori dai confini patri. Certo, forse
questa talentuosa ragazza non riuscirà a emergere, perché la fila è
lunga; ma è altrettanto vero che, per chi ama il genere, Jumping Over Rocks rappresenta l’ennesima chicca di questo (musicalmente) godibilissimo 2018.
VOTO: 7
Blackswan, lunedì 17/12/2018
1 commento:
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