THELMA di Joachim Trier
Thriller psicologico,
con incursioni nel sovrannaturale, che indaga con efficacia sui sensi di colpa
derivanti dalla religione cristiana. Incastro perfetto di silenzi e musica,
Polanski e De Palma sottotraccia, e una regia che stupisce per chirurgica
precisione e lampi di abbacinante bellezza (l'incipit e la sequenza del
balletto a teatro sono i migliori momenti di cinema visti quest'anno).
HEREDITARY di Ari Aster
Chi ama il genere, sa
che la regola aurea di buon horror è essere credibile, cioè far paura.
Hereditary, opera prima di Ari Aster e una delle pellicole più acclamate (e
chiacchierate) dell'anno, si sviluppa in un crescendo di tensione che sfiora il
parossismo e inquieta ben oltre la visione (uno schiocco di lingua potrebbe
tenervi svegli tutta la notte). Non solo: Aster regala alcuni momenti di regia
che sono totale godimento per ogni incallito cinefilo. Peccato per gli ultimi
cinque minuti di pellicola, assolutamente fuori sincrono rispetto a quanto
visto prima. Inquietante.
TRE MANIFESTI A EBBING,
MISSOURI di Martin McDonagh
Teso
e inquietante, ma capace di sfuggire alle regole classiche del poliziesco,
grazie a dialoghi ferocemente ironici e a una serie di personaggi
meravigliosamente tratteggiati. Il merito è soprattutto di un pugno di attori
in stato di grazia, su cui giganteggia un inarrivabile Sam Rockwell, poliziotto
stolido e razzista, i cui progressivi lampi di consapevolezza illuminano di insperata
umanità il finale.
IL
SACRIFICIO DEL CERVO SACRO di Yorgos Lanthimos
Yorgos Lanthimos fa
convivere la tragedia di Euripide (Efigenia In Aulide) e il cinema di Haneke
(Funny Games), per un film concettualmente complesso, tesissimo e inquietante,
che utilizza metafora e simbolismo per raccontare il terremoto emotivo (e non
solo) che sconquassa una famiglia dell’alta borghesia americana. Il perbenismo
di facciata è spazzato via da una variabile impazzita che raggruma rabbia
sopita, ipocrisie, sensi di colpa e paure, in un crescendo di irrazionalità e
violenza che devasta l’apparente quiete della normalità. La sequenza finale,
giocata sul non detto e la perfetta interazione degli sguardi dei protagonisti,
chiosa magistralmente un film che scuote le coscienze.
LADY BIRD di Greta
Gerwig
Un racconto di
formazione, che rifiuta ogni stereotipo di genere e arriva dritto al cuore, con
grazia e leggerezza.
SULLA MIA PELLE di
Alessio Cremonini
Un film che sostiene
una tesi (e personalmente la condivido anche nelle virgole), ma che evita la
mistificazione retorica e la militanza pret a porter. Pellicola dura, asciutta,
di impegno civile, che ragiona sulle disfunzioni della democrazia e sull'uomo
lasciato solo negli ingranaggi arrugginiti della grande macchina istituzionale.
Impossibile non arrabbiarsi e non provare compassione umana. Necessario.
A QUIET PLACE di John Krasinski
L'ultima frontiera del
terrore: non fare rumore o sei morto. A Quiet Place è un fanta-horror
avvincente, congegnato magnificamente e lontano dagli stereotipi del genere
(anche se cita smaccatamente una memorabile sequenza de La Guerra Dei Mondi di
Spielberg). Da guardare in rigoroso silenzio.
OLTRE LA NOTTE di Fatih
Akin
Film teso, lucido e
afflitto, che in questi giorni di marmaglia razzista e gauche caviar da
supermercato, dovrebbe essere visto da tutti, per porsi almeno un paio di
interrogativi: voglia mai che un dubbio venga a illuminare le menti. Diane Kruger,
premiata a Cannes come migliore attrice, dà vita a un'interpretazione
memorabile, creando un personaggio il cui straziante dolore ti resta addosso,
soffocante, come pece nera.
I SEGRETI DI WIND RIVER
di Taylor Sheridan
A metà tra trhiller e
western, I Segreti di Wind River è un film potente, violento, lirico,
straziante. Premio miglior regia Un Certain Regard A Cannes e un’interpretazione,
quella di Jeremy Renner, che ci ricorderemo per un bel pezzo.
CHIAMAMI COL TUO NOME
di Luca Guadagnino
Il ricordo di un’Italia
che non c’è più, quella delle estati silenziose e deserte, di un profondo nord
di tradizioni e natura incontaminata, della cultura ancora collante di
aggregazione di quella che un tempo si chiamava “borghesia”. E soprattutto il
racconto di una storia di formazione e di un amore impossibile, oscillante fra
incanto, nostalgia e acerba passione. Tutto è perfetto: fotografia, colonna
sonora, interpretazioni, regia e sceneggiatura. Il monologo finale del padre è da
mandare a memoria per l’eternità.
Blackswan, giovedì 03/01/2019
3 commenti:
Ne ho visti tre di quei films. Itre manifesti ,Thelma ed i Segreti mi son piaciuti tutti e tre ma su tutti , I tre manifesti , Ciao e buon 2019
Dieci film che mi sono, quale di più e quale di meno, piaciuti tutti.
Sorpresa!
Alcuni li avevo messi in classifica nel 2017, perché sono troppo avanti ahahah
Mi sa che te ne intendi più di cinema che di musica, Blackswan.
Facciamo a cambio? :D
@Re Anto: tanti cari auguri a te, di un Buon 2019. e se riesci, guardati anche gli altri: meritano!
@Marco: Incredibile, vero? Possiamo fare a cambio, ma poi ti toccherebbe ascoltare anche dei buoni dischi, potresti rimanerne schockato! :)))
Posta un commento