La
storia è ormai nota e la conoscono tutti: Walter Trout, nel 2014, è
stato a due passi dalla morte, condannato da un’esiziale cirrosi epatica
che sembrava non lasciare scampo. Poi, le cure, grazie ai fondi
raccolti dai suoi fan attraverso un progetto di crowfunding per
sostenere le spese sanitarie, e la successiva guarigione che ha del
miracoloso.
Oggi,
Trout può legittimamente essere considerato come testimonial
dell’antico brocardo che vuole che ciò che non ti ammazza, ti fortifica.
Non è un caso, infatti, che dopo essere sopravvissuto, come ammicca il
titolo di questo nuovo lavoro, Trout abbia dato alle stampe alcuni dei
suoi migliori lavori: Battle Scars, del 2015, vincitore di due Blues Music Awards, che rielaborava il dolore ed esorcizzava la paura della morte, Live In Amsterdam,
del 2017, che certificava il ritorno sulle scene, confermando uno stato
di forma stupefacente per chi solo qualche tempo prima si era trovato a
giocare a scacchi la sua partita con la morte, e We’re Al l In This Together,
dello scorso anno, una sorta di grande party organizzato da Trout,
invitando tutti i migliori chitarristi in circolazione (e non solo), per
celebrare il potere salvifico della musica.
Survivor Blues
è l’ennesimo colpo di coda di un musicista che appare ancora
lontanissimo dal canto del cigno e dall’appendere la chitarra al chiodo.
L’idea, non certo originalissima, è però sviluppata con la consueta
passione e un approccio chitarristico tanto tecnico quanto sudato:
inanellare una serie di cover di grandi del blues, ma pescando nel
sottobosco dei pezzi meno noti.
Così,
se i nomi in scaletta sono tutti pezzi da novanta (Otis Rush, Jimmy
Dawkins, Elmore Jasmes, John Mayall, etc.), le canzoni reinterpretate
appartengono alle seconde fila del repertorio dei nomi citati. Il
risultato è un disco classicissimo nel suo suono virato prevalentemente
verso il Chicago Blues, ma capace di carpire l’attenzione anche degli
ascoltatori veterani con brani non così ovvi.
Anello di congiunzione tra riff sferraglianti (Be Careful How You Vote, Please Love Me, Red Sun, It Takes Time) e slow blues incandescenti (Something Inside Of Me, Out Of Bad Luck)
la voce graffiante di Trout e una chitarra che, per tecnica e fantasia,
non ha perso un briciolo della lucentezza dei giorni migliori.
Consigliatissimo.
VOTO: 7,5
Blackswan, venerdì 08/03/2019
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