A poco più di un anno dalla scomparsa di Dolores O’Riordan, esce In The End,
capitolo finale di una carriera che, al lordo del lungo iato intercorso
tra il 2003 e il 2009, è durata quasi trent’anni. Un disco, ovviamente
postumo (almeno, rispetto al decesso della cantante e leader della band
irlandese), ma non per questo prescindibile; anzi, In The End è probabilmente la miglior realizzazione dai tempi, ormai lontanissimi, di To The Faithfull Departed (1996).
Chi
temeva le solite speculazioni necrofile a fini commerciali, può tirare
un respiro di sollievo: le canzoni in scaletta sono tutte decisamente
buone, alcune davvero bellissime. Nessuna profanazione, dunque, né
assemblaggi di scarti o di incompiuti che avrebbero potuto ledere alla
memoria di una delle artiste (e delle band) più amate degli anni
novanta. Questo disco, semmai, suona come un canto del cigno, un
epitaffio con cui rendere omaggio a Dolores e ricordarla con la qualità
di un lavoro iniziato nel 2017 e, poi, portato a termine solo dai tre
membri superstiti con l’aiuto di Stephen Street, che già in passato
aveva lavorato con il gruppo, contribuendo non poco al suo successo (fra
gli altri, No Need To Argue del 1994).
Il
risultato finale è davvero di livello. Se da un lato, c’è il rammarico
di non sapere come Dolores avrebbe perfezionato le parti vocali del
disco, alcune delle quali, se non proprio in fase embrionale, sarebbero
state probabilmente arricchite nel corso delle registrazioni,
dall’altro, il lavoro fatto dal gruppo e da Street non poteva essere
migliore. Il suono, quel suono, che, immutabile nel tempo e legatissimo
agli anni ‘90, è diventato un marchio di fabbrica, torna a rilucere come
non era accaduto nei due precedenti capitoli, Roses (2012) e Something Else
(2017). Le rombanti chitarre elettriche, i riff croccanti delle
acustiche, le melodie di facile presa, ma mai scontate, e in sottofondo,
i profumi famigliari che evocano Limerick e il cuore dell’Irlanda, si
coagulano intorno al cantato singhiozzante, appassionato e
inconfondibile di Dolores.
C’è
tristezza, e nostalgia, e sconforto, e tutto ciò è quasi inevitabile:
sono pochi i momenti leggeri del disco, mentre la maggior parte delle
canzoni, concepite da Dolores, che ha scritto tutti i testi, e portate a
termine dai tre compagni di una vita, sono attraversate da un mood
malinconico che spesso afferra la gola e non lascia scampo. D’altra
parte, negli undici brani in scaletta, la O’Riordan rifletteva sulle
difficoltà della propria vita, sui suoi disturbi psichici, sulla
separazione dal marito e sulla battaglia che giornalmente combatteva per
tornare a riappropriarsi della propria esistenza.
Ed è indubbio, che alcuni passaggi delle liriche, così mesti, così cupi, così tristemente profetici (nell’iniziale All Over Now, Dolores canta: “ Do You Remember? Do You Remember The Place? In a Hotel In London. A Scar On Her Face”)
abbiano influito sulla realizzazione finale dei brani. Che sono tutti
convincenti, soprattutto nella prima parte del disco, che è anche la più
marcatamente nostalgica e triste: canzoni come la citata All Over Now, la drammatica e crepuscolare Lost, l’amara invocazione di Wake Me When It’s Over, una sorta di Zombie del nuovo millennio, o la morbidezza dolente della melodia di A Place I Know,
sono alcune delle cose migliori mai incise dai Cranberries. Resta,
dunque, forte il rimpianto per una ritrovata ispirazione che avrebbe
potuto dare ulteriori frutti, se Dolores non fosse prematuramente morta.
Vorrei
cercare, ora, il modo di chiudere degnamente questa recensione, di
scegliere le parole giuste che servono a sigillare non solo un album, ma
anche la storia di una band e, per quanto mi riguarda, essendo fan
della prima ora, un pezzettino del mio cuore. Tuttavia, come spesso
accade, quando le canzoni si intrecciano con la vita privata, i ricordi e
i gusti personali, il rischio è sforare nell’enfasi e nella retorica.
Meglio evitare, allora, lasciando che tutti i rimpianti e le emozioni,
le vostre, le mie, prendano forma durante l’ascolto del disco. Dolores
apprezzerà comunque, ne sono sicuro.
VOTO: 7,5
Blackswan, sabato 18/05/2019
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