Agli
inizi degli anni Quaranta, il maggiore delle SS Hans Lichtblau viene
messo alla guida di un programma di ricerca che utilizza i prigionieri
dei campi di concentramento come cavie, ma anche come assistenti,
inquadrati nel Kommando Gardenia. Sullo sfondo degli esperimenti, la
“soluzione finale del problema ebraico”, l’avanzata nazista in Russia e
la colonizzazione dei territori dell’Est, poi, inaspettata, la disfatta e
la caduta di Berlino. Del Kommando fanno parte Shlomo Libowitz, nato in
uno shtetl polacco e convertitosi al sionismo nel Lager, e Anton
Epstein, ebreo assimilato della borghesia praghese, convinto che l’unica
risposta possibile alla barbarie sia il socialismo. Shlomo e Anton
sopravvivono alla guerra e al trattamento di Lichtblau, testimoni
scomodi di un mondo passato, eppure ancora capace di influire sul
presente. A distanza di quarant’anni, per conto di mandanti diversi e in
apparenza inconciliabili, i due reduci si mettono sulle tracce di
Lichtblau, il quale, in America Centrale, combatte i sandinisti per
conto della CIA, razzia villaggi e smercia droga. Quella di Anton e
Shlomo è una vendetta tardiva, in una corsa contro il tempo, perché la
vita potrebbe essere troppo breve per saldare tutti i conti. Una spy
story in bilico tra due continenti e due epoche, un romanzo corale su
una civiltà al tramonto.
Il Sentimento Del Ferro
è un libro che fonde mirabilmente due generi (il romanzo storico e la
spy story), utilizzando come espediente narrativo la suddivisione del
racconto in due diversi piani temporali, il primo, che si sviluppa
durante gli anni della seconda guerra mondiale e della persecuzione del
popolo ebreo, il secondo, invece, quarant’anni dopo, in un mondo che
ancora non ha chiuso i conti con il nazismo. Un scelta, questa, che
presenta non poche insidie, ma che Alonge gestisce con sicurezza e
indubbia bravura.
Dopo
una prima parte preparatoria, in cui vengono introdotti i protagonisti
del romanzo, la lettura si fa sempre più intrigante, grazie a un ritmo
in crescendo, a numerosi colpi di scena e a momenti d’azione carichi di
suspense.
Sarebbe, però, assai riduttivo relegare Il Sentimento Del Ferro,
sic et simpliciter, fra le letture di intrattenimento, perché nelle
quattrocentosessanta pagine del romanzo c’è davvero molto di più. La
ricostruzione storica, infatti, è minuziosa, attenta, e le digressioni
sono inserite nel racconto in modo tale da non appesantire la lettura,
ma anzi, da renderla ancora più appassionante. Alonge, in questo è un
maestro, riesce a raccontare il nazismo, i campi di sterminio, la
nascita dello stato di Israele, la Russia degli anni ’80, la lotta dei
sandinisti contro il dittatore Somoza e le squadracce dei Contras
spalleggiate dalla Cia, con rigore e senza alcuna forzatura, conducendo
il lettore avanti e indietro nel tempo senza mai perdere la barra del
timone.
E
c’è, poi, lo sguardo carico di pietas e di empatia verso le vittime di
tutte le guerre e verso una tragedia, come quella dell’Olocausto, troppo
spesso raccontata con retorica e senza misura. Ne Il Sentimento Del Ferro,
invece, c’è la narrazione asciutta di un abominio, ma anche il taglio
compassionevole e colmo di umanità di chi osserva ma non può fare a meno
di schierarsi e identificarsi.
Tutto
il romanzo, poi, è permeato da un interrogativo etico che rappresenta
anche il significato ultimo della narrazione: ha senso vendicarsi dopo
tanto tempo trascorso dal male subito? La vendetta porta alla
pacificazione interiore, rimette davvero tutte le cose al loro posto, o è
l’ennesimo fardello di dolore che graverà sulle spalle della vittima?
La risposta, ovviamente, si trova nella coscienza del lettore, che,
giunto alla fine del romanzo, si troverà fra le mani un libro
emozionante ma anche capace di instillare pensieri e riflessioni non
banali.
Blackswan, giovedì 26/09/2019
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