Una celebre poesia di Giuseppe Ungaretti 
diceva: “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie” per descrivere la
 fragilità della condizione umana. E come foglie d’autunno ci troviamo 
nel bel mezzo di un tempo segnato da un virus che sembra non demordere. 
Fosse solo questo, potremmo armarci tutti di buon senso e attendere la 
fine della tormenta. Il punto è proprio questo: dov’è finito il buon 
senso? L’equilibrio, la sobrietà, il discernimento che dovrebbero 
governare le azioni umane in momenti di difficoltà, al contrario, 
sembrano evaporati. 
Con sommo rammarico si assiste impotenti a una 
deriva morale inarrestabile in cui l’insulto, l’ostilita’, la 
discriminazione e la volgarità rappresantano non più l’eccezione ma la 
regola. Prendiamo ad esempio la palude del web in cui fake news e hate 
speech vanno di pari passo, diffondendo la propria carica dirompente nel
 comune sentire e in special modo nella politica. 
Il garbo, la gentilezza, l’ascolto, l’intelligenza emotiva sono ormai prerogative di un’era geologica definitivamente archiviata. Tutto questo per dire che è proprio nei momenti più bui che la condivisione e la solidarietà umana dovrebbero essere il baricentro dell’agire comune. E dell’azione politica. E invece, un tal senatore di Rignano, in barba alla tragedia umana, passa ancora il segno. In tempo di pandemia serpeggia lo spettro di una crisi di governo e il baldanzoso leader di Italia Viva se ne intesta orgogliosamente l’iniziativa. Un copione già visto: il delirium omnipotentia declinato al proprio tornaconto in barba al destino del Paese.
Ma in questo imbarbarimento collettivo, per nostra fortuna c’è 
anche il volto di un Paese umile e gentile che ci rende orgogliosi di 
essere italiani.
Il suo nome è Paolo Rossi, unico e indimenticabile.
Cleopatra, lunedì 14/12/2020

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