giovedì 17 dicembre 2020

RED HOT CHILI PEPPERS - ONE HOT MINUTE (Warner Bros, 1995)

 


Nemmeno il tempo di gustarsi il meritato successo, e John Frusciante, durante il tour di promozione di Blood Sugar Sex Magik, saluta tutti, chiude la porta e se va. I motivi? Parecchi, a partire dall’abuso di droghe, che lo portano spesso in overdose, dalla totale incapacità di gestire la notorietà raggiunta e, non ultimo, dai continui dissapori con gli altri membri della band, in particolare con Anthony Kiedis, per la svolta mainstream fortemente voluta dal cantante.

Un bella mazzata per il gruppo, che si trova a cercare il sostituto di Frusciante, la cui chitarra aveva contribuito non poco a segnare il sound dei precedenti dischi. Così, dopo aver fatto un tentativo, peraltro abortito velocemente, con Jesse Tobias dei Mother Tongue, i Red Hot Chili Peppers reclutano Dave Navarro, ventiseienne chitarrista proveniente da disciolti Jane’s Addiction. Una svolta non da poco, dal momento che con Navarro, che sembra l’esatto opposto di Frusciante, il suono band assume connotati diversi. Se, infatti, Frusciante è un chitarrista minimal, che suona con grande pathos pochissime note, il sostituto, oltra a vantare evidenti e superiori doti tecniche, è pirotecnico e arrembante, e tiene il piede schiacciato sul pedale wah wah come se guidasse in Formula Uno.

Così, quando il 12 settembre del 1995, esce One Hot Minute, sesto album in studio del combo californiano, non è solo il cambio di line up a colpire, ma soprattutto un suono che differisce, e non poco, rispetto a quello dei lavori precedenti. Se l’ossatura funk, che è la matrice più utilizzata dalla band, resta invariata, le tredici canzoni del disco, però, suonano decisamente più psichedeliche e rock, talvolta lambendo addirittura i confini del metal. L’album, tuttavia, risulta meno muscolare del suo predecessore, aprendosi a derive lisergiche e concentrandosi, nelle liriche, su temi diversi dal solito sesso, come la droga, la depressione, la morte e la religone.

L’apripista è Warped, deflagrante incipit e primo singolo estratto, brano che porta le stigmate della chitarra di Navarro, e che per questo, con un banale gioco di parole, potrebbe dirsi uscito dalla penna dei Red Hot Chili Addiction. Ci sono anche un altro paio di singoli che tirano parecchio: il funky pop di Aeroplane, una sorta di inno cazzaro all’eroina (di cui Kiedis aveva iniziato a fare abbondante uso) e My Friends, ballata dai tratti psichedelici e malinconici, che si sofferma (in modo inusuale per una band solitamente scanzonata) sul tema della solitudine, ammiccando implicitamente all’abbandono di Frusciante e ai suoi problemi con la droga.

In scaletta, per citare gli highlights, si trovano anche il deragliamento hard della rumorosa Coffe Shop, il funky tossico di Falling Into Grace, e l’omaggio psichedelico (dal finale noise) all’amico River Phoenix, racchiuso nella bellissima e conclusiva Trascending.

One Hot Minute è un disco ispirato, partorito da una band che è maturata molto e che con la presenza di Navarro, pur senza togliere nulla alla bravura di Frusciante, ha ulteriormente alzato il proprio tasso tecnico. Eppure, nonostante la qualità delle canzoni in scaletta, l’album è generalmente sottovalutato, stritolato com’è fra il leggendario Blood Sugar Sex Magik e il successivo successo planetario di Californication.

Gli anni successivi alla pubblicazione del disco (che comunque scala le classifiche di mezzo mondo, pur senza vendere moltissimo) sono probabilmente il momento più buio della storia del gruppo. Kiedis è sempre più dipendente da droga e alcol, si frattura più volte cadendo dal palco, ha un grave incidente in moto che ne pregiudica la possibilità di esibirsi dal vivo. E tra lui e Navarro, soprattutto, volano gli stracci: perché non si sopportano, perché sono entrambi drogatissimi, e perchè, si sa, è inevitabile che due galli nel pollaio finiscano, prima o poi, a combattere fra loro.

Così, nell’aprile del 1998, dopo un’accesissima discussione, Flea e Kiedis cacciano un inviperito Navarro. La band ha perso ogni stimolo ed è sul punto disciogliersi. A Flea, però, viene un’idea, che sembra un azzardo, ma che si rivelerà azzeccatissima: richiamare Frusciante. Il quale, finalmente disintossicato, sale nuovamente a bordo, giusto in tempo per contribuire alla stesura di Californication, l’album che nel 1999 regalò alla band un Grammy per Scar Tissue e una valanga di dischi di platino.   




Blackswan, giovedì 17/12/2020

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