martedì 6 aprile 2021

NEIL YOUNG WITH CRAZY HORSE - WAY DOWN THE RUST BUCKET (Reprise, 2021)

 


Quanto ampi siano gli archivi del buon vecchio zio Neil nessuno lo sa con precisione, ma considerata la frequenza con cui vengono recuperati e pubblicati album come Way Down In The Rust Bucket, li possiamo ritenere pressoché sconfinati. Questo live (uscito in doppio cd, quadruplo LP e box con dvd) documenta la serata tenutasi il 13 Novembre del 1990 al Catalyst di Santa Cruz in California, quando Young aveva da poco pubblicato Ragged Glory e affilava le armi per quello che sarebbe stato il tour di promozione del disco.

Young sta uscendo da un decennio complicato, caratterizzato da sperimentazione e da dischi non tutti all’altezza della sua fama, tanto che, quando nel 1989 pubblica Freedom, la critica parla di una sorta di rinascita artistica del canadese, che torna ad abbracciare con efficacia sonorità anni ’70. Mancava ancora qualcosa, però, a completare il processo di resurrezione: i Crazy Horse. La band, composta dal batterista Ralph Molina, dal bassista Billy Talbot e dal chitarrista Frank Sampedro, era stata abbandonata, e sembrava definitivamente, dopo Life (1987); ma quella separazione, dolorosa e aspra, aveva intaccato molto certezze di Young, che evidentemente sentiva il bisogno di essere spalleggiato dal quel gruppo di amici che comprendeva al meglio gli umori del leader. I Crazy Horse non erano certo un terzetto di musicisti tecnici, ma creavano “quel suono”, quella magia unica, grazie a un’impetuosa capacità di improvvisare e di scartavetrare le canzoni con maldestra e sincera efficacia. Un suono che in quegli anni più o meno tutti identificarono come delle rumorose scorribande grunge che partivano da Seattle.

Dal tour di Ragged Glory, con cui Neil torna a pieno titolo nelle grazie dei propri fan, ne uscirà Weld, un fenomenale disco dal vivo (e per molti probabilmente il migliore in carriera), che diventa una sorta di vangelo della fiorente epoca grunge. Way Down In The Rust Bucket, invece, si riferisce, come detto, a registrazioni precedenti a quel leggendario disco, e arriva in un momento in cui Young e i Crazy Horse stanno cercando l’affiatamento e ripristinando vecchie dinamiche anche sul palco. E questo ritrovarsi, questo sbrigliare gli strumenti alla scoperta di una nuova complicità e sintonia, è sicuramente l’elemento più evidente del live.

Un performance straordinariamente pimpante, dunque, carica di elettricità e spinta da una travolgente inclinazione verso la jam, in cui lo slancio gioioso della band supporta come non mai gli assoli frenetici e distorti di un Neil Young in stato di grazia.

La parte del leone in scaletta la fa proprio Ragged Glory, suonato quasi tutto con la sola eccezione di due brani, ma non mancano, e non potevano mancare, anche i grandi classici del songbook del canadese, come Cortez the Killer, Like a Hurricane, Don’t Cry No Tears e Cinnamon Girl.

Che il disco sia una chicca per completisti, anche per quelli che magari possono trovare la pubblicazione ridondante rispetto al leggendario Weld, è fuori di dubbio. Way Down In The Rust Bucket, infatti, cristallizza in una sola notte l’abbrivio di un momento magico nella carriera del canadese, un picco di creatività che, di lì a breve, riporterà Young ai vertici del rock mondiale, trasformandolo in un idolo anche per quelle nuove generazioni che guardano a Seattle come l’ombelico del mondo musicale. Imperdibile.

VOTO: 9

 


 

Blackswan, martedì 06/04/2021

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