“Andai a vedere molti grandi musicisti prima che diventassero famosi... sapete, quando ancora non erano nessuno. Cinque o sei concerti a serata... e ascoltai anche un sacco di grandi musicisti che nessuno avrebbe mai più ascoltato… la cosa più strana è che, quelli veramente bravi, non li ascolterete mai... per colpa dell'eroina. E continua a succedere ancora e ancora. Poi successe a qualcuno che tutti conoscevano. Così ho scritto una piccola canzone in proposito.”
Con queste parole, Neil Young introduce una delle migliori versioni di sempre di The Needle And The Damage Done, suonata alla Massey Hall di Toronto la sera del 19 gennaio del 1971 (il concerto verrà pubblicato integralmente e ufficialmente solo nel 2007). Parole che anticipano il contenuto di questa splendida ballata acustica e che coagulano in due minuti lo sconcerto e il dolore di Young nel vedere tanti cari amici persi nel tunnel della dipendenza da droghe.
La canzone, che assume una valenza universale, era stata scritta per l’amico Danny Whitten, chitarrista e membro fondatore dei Crazy Horse, passato alla storia anche per essere l’autore di I Don’t Want To Talk About It, canzone che divenne un clamoroso successo commerciale nella reinterpretazione fatta nel 1975 da Rod Steward.
Neil e Danny erano legati da una profonda amicizia, tanto che il cantautore canadese considerava il chitarrista alla stregua di un fratello minore. Un legame umano saldissimo, che aveva trovato anche uno sbocco artistico nella collaborazione con i Crazy Horse, a cui il suono della chitarra di Whitten aveva dato uno straordinario imprinting elettrico. Neil non si dava pace, vedeva l’amico sprofondare nelle sabbie mobili dell’eroina, perdersi in momenti di totale apatia, far fatica addirittura a tenere in mano lo strumento e suonare. The Needle And The Damage Done fu, dunque, concepita come un’amara riflessione sui giovani e l’abuso di eroina, vera e propria arma di distruzione di massa, una preghiera disperata per un amico che si stava perdendo, un triste lamento che parlava dell’inesorabile discesa nell’abisso dell’autodistruzione.
Le liriche, in tal senso, sono chiarissime. L’ago e il danno fatto, recita, infatti, il titolo della canzone, che si sofferma, poi, sull’esperienza personale nei versi I hit the city and I lost my band / I watched the needle take another man / Gone, gone, the damage done (Sono andato in città e ho perso la mia band / Ho visto l'ago prendersi un altro uomo / andato, perso, il danno è fatto) e apre alla riflessione universale nella chiosa I've seen the needle and the damage done A little part of it in everyone But every junkie's like a settin' sun (Ho visto l'ago e il danno fatto, un po' di questo è in ognuno di noi, ma ogni tossico è come un sole che tramonta).
Il 17 novembre del 1972, Neil Young prende una decisione difficile ma inevitabile, una decisione con cui si trovò poi a convivere tutta la vita. Dal momento che Danny Whitten non era più nello stato psicofisico di sostenere i ritmi della turnée e di suonare decentemente, Young lo mise su un aereo e lo rimandò a casa, dandogli 50 dollari in contanti per potersi comprare del cibo. Whitten spese quella somma per acquistare una dose di eroina. Quella fatale. Il 18 novembre del 1972 morì per overdose.
The Needle And The Damage Done, una dei primi brani in assoluto a trattare l’effetto esiziale dell’eroina sui giovani, venne pubblicata originariamente sul leggendario Harvest (1972). Il brano, però, non venne suonato in studio e la versione che compare sul disco è quella registrata dal vivo nel corso di un'esibizione all'UCLA Royce Hall di Los Angeles nel 1971.
La morte dell’amico e poi quella di Bruce Berry, roadie dei CSN&Y (anch’esso morto per overdose) spinsero Young in uno stato di forte depressione e prostrazione, che sfociò, successivamente, in quella che venne chiamata “la trilogia del dolore”: Time Fades Away, On The Beach e Tonight’s The Night.
Blackswan, lunedì 03/05/2021
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