venerdì 19 novembre 2021

BILLY O'CALLAGHAN - MY CONEY ISLAND BABY (Guanda, 2021)

 


In un pomeriggio sferzato da un vento tagliente, Michael e Caitlin camminano in fretta, l'uno vicino all'altra. Il lungomare che un tempo risuonava di rumori appare adesso l'estremo limite del mondo. Sono venticinque anni che, ogni primo giovedì del mese, entrambi fuggono dai rispettivi matrimoni infelici per incontrarsi a Coney Island, il loro paradiso perfino in questa fredda e desolata giornata invernale. In un'asettica camera d'hotel, Michael e Caitlin rubano alla vita quotidiana ore segrete d'amore che sono il loro nutrimento, il sogno che li tiene vivi: qui possono finalmente essere se stessi e lasciare libero sfogo ai propri stati d'animo, abbandonarsi al sesso, al piacere, alla tristezza. Ma oggi ciascuno ha qualcosa da dire all'altro, qualcosa che potrebbe segnare per sempre la fine del loro rapporto.

Un pomeriggio d’inverno, un vento gelido ferisce l’aria a coltellate, il cielo plumbeo evoca presagi di neve. Coney Island, New York. Michael e Caitlin si infilano in uno squallido albergo a ore, esattamente come fanno da anni, una volta al mese. Sono follemente innamorati l’uno dell’altra, ma il loro rapporto è clandestino, evita la luce del sole, per rinchiudersi periodicamente in una stanza occasionale, il loro piccolo mondo a parte. Questa, però, potrebbe essere l’ultima volta, perché Michael deve accudire la moglie gravemente malata, e Caitlin seguire in un'altra città il marito, che inizierà un nuovo lavoro.

Un’ultima volta insieme, forse, per misurare la forza del loro amore, per guardarsi in faccia e affrontare l’inevitabile. Perché l’amore, quello che vivono, è un sentimento fortissimo, ma la vita li strattona, continuamente, tenendoli uno lontano dall’altra, e ciò che li lega, ciò che per entrambi rappresenta la gioia che rinfranca le reciproche solitudini, potrebbe svanire, in un attimo, evaporato nelle traiettorie parallele delle reciproche esistenze che non s’incroceranno più.

Scegliere fa paura, e i fantasmi che entrambi portano nel cuore, sono fardelli troppo pesanti per essere liberi di spiccare il volo. Michael ha lasciato, adolescente, l’Irlanda e la famiglia d’origine, e sente gravare sulle spalle il peso di aver abbandonato il padre malato, morto qualche tempo dopo la sua partenza. Porta nel cuore anche un lutto dolorosissimo, che ha incrinato il rapporto con la moglie Barb, ora malata terminale. Anche Caitlin è irlandese, ed è cresciuta con la madre, donna all’antica, incapace di adeguarsi ai costumi americani e allo scorrere del tempo. Da piccola, ha subito abusi dal patrigno, un uomo apparentemente buono, poi sparito nel nulla. Senza punti di riferimento, ha cercato, con scarsi risultati, una via di fuga nella scrittura, e, poi, in un matrimonio, ora trasformatosi in mera routine quotidiana.

In entrambi vivono, confliggenti, il desiderio di realizzare il loro amore, nato tanti anni prima, e al contempo la necessità di restare saldamente legati alla vita che si sono creati a fatica, insoddisfacente, forse, ma, sicuramente, consolante.

My Coney Island Baby è la storia ordinaria di un amore non ordinario, che spinge a riflettere sulla mezza età (i due protagonisti sono vicini alla cinquantina) e sullo scorrere inesorabile del tempo, che mortifica la carne e la passione, certo, ma che grava soprattutto l’essere umano di responsabilità, rimorsi, paure, abitudini, insicurezze, tutte pastoie che impediscono un’esistenza piena, che frenano, inesorabilmente, ogni tentativo di evadere da un destrino segnato.

Può questo amore, anche se occultato e reietto, essere sufficiente a salvare i due protagonisti da un’esistenza tetra e infelice? E soprattutto, quanto deve essere forte un sentimento per dare il coraggio di rinunciare a tutto, di distruggere il mondo intorno a cui ruota la vita di ciascuno dei due protagonisti del libro?

Sono questi gli interrogativi a cui Billy O’Callaghan cerca di dare una risposta nelle pagine di un romanzo, che non è un romanzo d’amore ma un romanzo sull’amore, le cui pagine dolorose e drammaticamente reali, toccano il cuore grazie a una prosa che sa raccontare l’ordinarietà della vita con l’intensità della poesia. E che costringono, soprattutto, il lettore a scavare nella propria anima, alla ricerca delle macerie di ciò che sarebbe potuto essere e che, invece, non è mai stato.

Blackswan, venerdì 19/11/2021

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