giovedì 16 dicembre 2021

THE SUN AIN'T GONNA SHINE (ANYMORE) - THE WALKER BROTHERS (Philiphs, 1966)

 


E’ il 1965, quando Frankie Valli, leader degli acclamati The Four Seasons, intenzionato a intraprendere una carriera solista fuori dalla casa madre (ai tempi, una rarità quasi assoluta), interpreta The Sun Ain’t Gonna Shine, un brano scritto appositamente per lui dagli amici Bob Crewe e Bob Gaudio, già artefici del successo della band, in veste di produttori e co-autori. La canzone, registrata a giugno di quell’anno e uscita come singolo il mese dopo, fu un mezzo fiasco e non riuscì a entrare nella Billboard Hot 100, fermandosi alla 128 piazza.

Nonostante l'iniziale passo falso, Valli non si diede per vinto, e raggiunse il successo, e che successo, due anni più tardi, con la super hit Can't Take My Eyes Off You, che arrivò alla seconda posizione delle classifiche americane, vincendo anche un disco d’oro.

Quella battuta d’arresto, però, restò un brutto rospo da ingoiare, perché non solo The Sun Ain’t Gonna Shine era una grande canzone, ma perché, solo qualche mese dopo la sua versione, nel febbraio del 1966, il brano ebbe un’incredibile exploit grazie alla cover che ne fecero i The Walker Brothers, una band americana, formatisi a Los Angeles, che si era trasferita in Inghilterra l’anno precedente.

Il gruppo, che aveva già conquistato la vetta delle classifiche inglesi con il singolo My Ship Is Coming In, reinterpretò la canzone scritta da Crewe e Gaudio, modificandone il titolo in The Sun Ain’t Gonna Shine Anymore, arrivando a conquistare la vetta delle charts britanniche e la tredicesima posizione di Billboard 100, oltre a entrare nella top ten di svariati paesi, tra cui Canada, Irlanda, Germania, Paesi Bassi, Nuova Zelanda e Norvegia.

Davvero una stranezza, se si pensa che la canzone è la stessa di quella interpretata da Valli qualche mese prima, e che il testo, lontano dall’essere compiacente verso il grande pubblico, è di una mestizia assoluta.

Perché parla della fine di un amore e di un lutto affettivo che non può essere rielaborato, di un’assenza che produce solo dolore e oscurità, rendendo la vita inutile, priva di significato: “La solitudine è il mantello che indossi, c'è sempre una profonda sfumatura di blu” (il blu è il colore della malinconia –ndr).

E poi quei due versi, che utilizzano immagini naturistiche, per sottolineare il vuoto esistenziale lasciato dalla propria amata: “Il sole non splenderà più, La luna non sorgerà nel cielo”. Parole che suggeriscono un dolore irreversibile e che richiamano alle mente i versi di Funeral Blues, magnifica poesia scritta da W.H Auden, nel 1936: “Non servon più le stelle: spegnetele anche tutte; imballate la luna, smontate pure il sole; svuotatemi l'oceano e sradicate il bosco…”.

Senza amore, restano solo lacrime (“Le lacrime ti annebbiano sempre gli occhi, quando sei senza amore”), nulla ormai ha più senso (“Il vuoto è il posto in cui ti trovi, non c'è niente da perdere ma niente più da vincere”) se non implorare un impossibile ritorno (“Solo, senza di te, piccola ragazza, ho bisogno di te, non posso andare avanti”). 

La canzone, a dispetto della versione flop di Frankie Valli, è stata oggetto di numerose reinterpretazioni, la più famosa delle quali è quella fatta da Cher, nel 1996, e contenuta nel suo ventiduesimo album, It's a Man's World. La cover, pubblicata come quarto singolo, arrivò fino alla ventiseiesima piazza delle classifiche inglesi, con buona pace del leader dei The Four Seasons, che quel rospo, temo, non l’abbia ancora ingoiato.

 


 

Blackswan, giovedì 16/12/2021

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