martedì 14 giugno 2022

GIRLS AND BOYS - BLUR (EMI, 1994)

 


Se con Modern Life Is Rubbish (1993) il mondo si accorge dei Blur, è, però, Parklife, pubblicato l’anno successivo, in piena esplosione del fenomeno brit-pop, a portare la band capitanata da Damon Albarn ai vertici delle classifiche europee, e non solo. Un disco libero nella forma, che cita le radici del rock anglosassone, ma lo fa con una freschezza inusitata e un’attitudine melodica che conquista fin dal primo ascolto, grazie a singoli di presa immediata come la title track, To The End, End Of A Century e, soprattutto, un vero e proprio tormentone come Girls And Boys.

La canzone, che debuttò alla quinta piazza delle classifiche inglesi e arrivò alla quarta posizione nella modern rock chart di Billboard, fu scritta da Damon Albarn dopo essere stato in vacanza a Magaluf, sull'isola spagnola di Maiorca. Albarn rimase sconcertato nel vedere tutta quella gioventù che entrava e usciva dai locali, beveva e ballava, e poi copulava senza freni inibitori e, soprattutto, senza criterio e senza consapevolezza. Una feroce satira, quindi, nei confronti della cultura edonistica coltivata nei locali alla moda degli anni ’90 e sulla promiscuità sessuale del tempo.

Albarn ha, comunque, sempre negato che la canzone avessi intenti moralisti, anche se quel verso ripetuto (“Ragazze che vogliono ragazzi, A chi piace che i ragazzi siano ragazze, A chi piacciono le ragazze come se fossero ragazzi, Dovrebbe essere sempre qualcuno da amare davvero”) suggerirebbe esattamente il contrario: se dovete fare sesso, fatelo con le persone a cui volete bene.

Di sicuro, visto il clamoroso successo commerciale del brano, quei giovani stigmatizzati nella canzone e definiti con il termine “herd” (mandria), non compresero il significato più profondo del testo, e continuarono allegramente a ballare Girls And Boys, dando involontariamente ragione alla mordace e sarcastica immagine, che di loro diede Albarn.

D’altra parte, come affermò il chitarrista Graham Cox, in un’intervista rilascia a NME nel 2013: “È la tipica canzone divertente, a cui il pubblico risponde. Principalmente, perché non c'è niente di troppo complicato in essa e ha una sorta di ritornello cantilenante e questa strana connotazione sessuale. È un ritmo da discoteca con testi su vacanze e sesso. È una risata totale". Salvo, poi, mettere le mani avanti, affermando che il brano era stato scritto dopo aver osservato la gioventù, ma senza alcuna esperienza diretta da parte dei componenti della band. Come a dire: noi eravamo dei ragazzi seri, non certo come quelli là.

 


 

 

Blackswan, martedì 14/06/2022

2 commenti:

Ezzelino da Romano ha detto...

La musica dei Blur non mi ha mai entusiasmato, ma Damon Albarn mi è sempre sembrato un tipo estremamente intelligente.

Blackswan ha detto...

@ Ezzelino: sono dello stesso parere. Nella diatriba fra Blur e Oasis, mi sono sempre schierato dalla parte dei secondi, più rock e più proletari.