Texano,
nato a San Benito, terzo di tre fratelli e cresciuto da una madre
single, Charley Crockett si è lasciato alle spalle una vita avventurosa,
ha girato il mondo, ha svolto lavori umili per mantenersi e ha fatto
per anni il musicista di strada, sperando, prima o poi, di realizzare il
suo sogno in note. Oggi, è molto più di una promessa della musica
country, avendo realizzato, nonostante l’età ancora relativamente
giovane (è nato nel 1984), la bellezza di tredicidi album (uno dal
vivo), vincendo, oltretutto, numerosi premi.
Dalla
sua, il cantautore country texano si esprime con una coerenza insolita,
anche dal punto di vista estetico: sembra sempre elegante, una sorta di
fuorilegge dall’aspetto inappuntabile. Fin dagli inizi della sua
carriera, poi, ha pubblicato con continuità uno o due album all'anno, a
partire dal 2015, tutti grazie alla sua etichetta indipendente, la Son
of Davy. Le sue canzoni non si allontanano mai troppo dalla loro zona di
comfort, trovando invece nuovi modi per fondere country, folk, blues e
soul in un unicum seducente. E i suoi concerti, basta leggere sul web o
dare un’occhiata su youtube, sembrano corsi di perfezionamento per
intrattenere il pubblico, in cui raramente una nota, un colletto di
camicia vintage o un sorriso sembrano fuori posto.
Crockett è una macchina che fabbrica canzoni, affidabile, irresistibile e apparentemente dotata di una scorta infinita di melodie fantastiche. Il suo nuovo full-length, $10 Cowboy, ne aggiunge una dozzina in più al suo arsenale, questa volta ispirate dal suo girovagare per le terre d’America, prima come giovane itinerante che suona per strada agli angoli delle strade e, più recentemente, come musicista affermato impegnato in tournée.
Canzoni che sembrano scritte alle fermate degli autobus, nei lunghi raccordi autostradali, nei vicoli di periferia o di fronte a imprendibili orizzonti, tutte ambientazioni dannatamente buone per poter raccontare qualcosa di vero sull'America.
In $10 Cowboy,
le storie di Crockett spesso ruotano attorno a gente che vive
duramente, gente che tira avanti e che si trova dalla parte sbagliata
del sogno americano. In "Hard Luck & Circumstances", uno dei momenti
salienti dell'album, attraverso un ritornello dalle sfumature gospel e
honky-tonk, Crockett canta così la disillusione degli ultimi: “Per
gente come me, non c'è giustizia, solo la strada. Ed è lunga… Sono state
la sfortuna e le circostanze, che mi hanno portato qui…”
Crockett ha registrato $ 10 Cowboy dal vivo, su nastro, agli Arlyn Studios di Austin coadiuvato da piccolo esercito di musicisti, con il risultato che l’album suona straordinariamente caldo, vivo e reale. Alcuni brani a metà del disco ("Good At Losing", "Gettin' Tired Again" e "Diamond in the Rough") presentano arrangiamenti d'archi meravigliosamente rigogliosi, che danno al tutto un tocco barocco e intrigante.
Altrove,
Crockett rimbalza da un suono all'altro, fondendo il country con il
blues (la title track), o con il rock ("Solitary Road"), tratteggiando
del pop lunatico ("Lead the Way") e spingendosi con i fiati verso
territori funky (la splendida "America"). Quest’ultima canzone ritorna
al tema principale dell’album, esprimendo sia l’amore che la paura per
quel suo paese che ha attraversato così tante volte in carriera: "America, hai promesso, e io ho aspettato pazientemente", canta Crockett, mentre la canzone ribolle passione, “America, è facile perdersi in questa terra”.
Uno sguardo polito e sociale acuto, dunque, che si fonde alla perfezione con splendide melodie e una voce inconfondibile, che fanno di Crockett un personaggio, senza fronzoli eppure poetico, ruvido ma sincero, che sfugge alla semplice categorizzazione. Attingendo da ampie fonti, Crockett, semmai, integra perfettamente varie atmosfere e sonorità, rimanendo comunque fedele al suo grande amore: il country.
Voto: 8,5
Genere: Country, Rock, Blues
Blackswan, giovedì 27/06/2024