È un’estate di fuoco quella in cui i due uomini arrivano al villaggio. Dicono di essere venuti per cercare l’oro. Ma quel che portano, pensa Cal, non sono che guai. Sono passati due anni da quando l’ex detective Cal Hooper si è trasferito nella contea irlandese di Ardnakelty in cerca di tranquillità. Ha trovato qualcosa che ci va molto vicino: una casa che è diventata un rifugio e una relazione con una donna del posto, Lena, che lo fa stare bene. Poi c’è il suo legame con Trey, l’adolescente ruvida e selvaggia che sta cercando di proteggere. Ma adesso che dopo anni di silenzio è ricomparso suo padre, Trey non vuole nessuna protezione. Vuole solo vendetta.
Quello di Tana French, cinquantunenne scrittrice di origine irlandese, è un nome noto agli appassionati del poliziesco di qualità, avendo creato, a partire dal 2007, la fortunata serie dedicata alla Squadra Omicidi di Dublino, da cui è stata tratta la serie tv Dublin Murders.
Tuttavia, questo nuovo Il Cacciatore
è un thriller anomalo, impossibile da inquadrare entro i confini di un
genere che possiede regole ben precise, nello specifico, decisamente
disattese. Viene commesso un crimine, un brutale omicidio, ma questo
avviene, non all’inizio, come ci si potrebbe aspettare, ma oltre la metà
del libro, il quale, peraltro, ha una lunghezza decisamente importante.
Ci sono le indagini, certo, condotte dal brillante e sfuggente
ispettore Nealon, e verrà svelato anche il colpevole (peraltro,
decisamente inaspettato), ma tutti questi eventi sono funzionali a una
narrazione che ha ben altri intenti.
Protagonisti della vicenda, sono l’ex poliziotto americano Cal Hooper, che si è trasferito nella contea irlandese di Ardnakelty per godersi la meritata pensione, Lena, la sua donna, una vedova del posto, che cerca di vivere disconnessa dalle dinamiche del piccolo paese, la giovane Trey, ribelle adolescente, che condivide con Cal la passione per la falegnameria, e Johnny Reddy, il padre di Trey, un piccolo maneggione, tornato a casa, dopo un lungo periodo di assenza, portando con sé una ventata di guai, che diventeranno esiziali.
Attorno
a queste figure principali, ruota la vita, apparentemente placida,
della comunità di Ardnakelty, che è il primario fulcro d’interesse della
scrittrice irlandese. Un paesino in cui tutti si conoscono e che vive
con un proprio codice d’onore, strutturato su dinamiche ancestrali e
sull’appartenenza alla terra. Un luogo in cui, a fronte della bellezza
di paesaggi non ancora straziati dalla mano dell’uomo, vive una piccola
collettività chiusa e ostile, che fa del non detto, della comunicazione
sibillina, della minaccia trasversale e di rancori mai sopiti nel tempo,
il motore di un’esistenza che rifiuta lo straniero, tollerandone solo
apparentemente la presenza, e che tende a escludere quelle poche persone che
non si allineano al pensiero comune.
Un mondo che ricorda quello efficacemente evocato da Giorgio Diritti ne Il Vento Fa il Suo Giro, emozionante pellicola datata 2005, o da Rodrigo Sorogoyen, nel più recente e inquietante As Bestas, e che la French riesce a raccontare e a rendere comprensibile anche al lettore italiano, lontanissimo da quella realtà arcaica e intrinsecamente violenta.
La maestria della scrittrice irlandese consiste anche nel tratteggiare con misura e arguzia non solo le dinamiche famigliari e interpersonali, ma anche la complessità psicologica di personaggi indimenticabili come l’irrequieta e vendicativa Trey, e suo padre Johnny, uomo fascinoso, ma meschino, debole e privo di qualsivoglia filtro etico. Una lettura affascinante e magnetica, che non ha bisogno di particolari colpi di scena per trascinare il lettore in una vicenda che procede a lenta combustione, ma che centra l’obiettivo sociologico che si era prefissata con estrema efficacia.
Blackswan, giovedì 14/11/2024
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