Sono passati ben undici anni dal loro debutto, e le sorelle Lovell, al secolo meglio conosciute come Larkin Poe, si sono costruite una reputazione e una solida base di fan, a colpi di ottimi dischi, grandi canzoni e di un suono, che seppur riconducibile a territori già abbondantemente battuti, ha saputo, nel tempo, vestirsi di una propria immediata riconoscibilità.
Oggi,
il duo è maturo e consapevole, esperto al punto da poter viaggiare con
il pilota automatico, senza sforzo apparente e senza rischiare disastri.
Così, quando il disco inizia con "Mockingbird", si capisce che siamo di
fronte a due ragazze esperte, che sanno esattamente come trattare la
materia rock blues, forse senza stupire più, ma con la consapevolezza di
chi è arrivato e fa le cose in grazia di Dio.
Il focus come sempre è puntato sul rock’n’roll, mentre, in questo disco, il blues trova meno spazio, a favore di una sempre maggiore attenzione per le melodie. I punti di forza, quindi non mancano, e quando parte "Easy Love Part 1", un grintoso southern rock sporco abbastanza per fare invidia ai migliori interpreti del genere, si capisce che le ragazze sanno graffiare a fondo, senza dimenticarsi di piazzare un ritornello irresistibile.
Con
"Little Bit" l’atmosfera cambia, la canzone vibra di contentezza, è
rilassata senza tuttavia perdere la sua anima rock, e tutto funziona
benissimo, dal turbinio dell’organo, al riff harrisoniano fino al
favoloso assolo di Rebecca.
Coprodotto dalle due ragazze insieme al chitarrista texano Tyler Bryant (Tyler Bryant & the Shakedown), che è anche il marito di Rebecca, Bloom dispiega tutto l’armamentario delle sorelle, così come l’abbiamo conosciuto nel tempo: dal rock blues granitico e dagli echi zeppeliniani di "Bluephoria", alla ballata in chiave soul di "Easy Love Part 2", forse risaputa ma traboccante di sentimento, dalle sciabolate slide della viscerale "Nowhere Fast", fino alla polvere blues che soffia sulla cadenzata "If God Was a Woman", in cui Rebecca Lowell sogghigna “se Dio era una donna, allora lo è anche il Diavolo”.
E
c’è spazio anche per una ballata intensa, "Bloom Again", che chiude
delicatamente il disco, con tanto di arrangiamento d’archi e la languida
lap steel di Megan come protagonista.
Bloom è, in definitiva, un disco riuscito, l’ennesimo di una discografia sempre all’altezza della fama che le due sorelle si sono costruite. L’impressione, ma forse è proprio solo un’impressione, è che queste nuove canzoni siano più figlie del mestiere che di quell’urgenza espressiva che animava i lavori precedenti, e che il reiterarsi di certi clichè, che funzionano perfettamente, tolgano un po’ di profondità alle composizioni. Il disco, però, è abbastanza vario per conquistare svariati ascolti, e qualche episodio, le citate "Easy Love Part 1", "If God Was A Woman" e "Little Bit", testimoniano che le sorelle Lovell non hanno perso il vizio di scrivere gran belle canzoni.
Voto: 7
Genere: Rock, Blues
Blackswan, martedì 18/02/2025
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