martedì 25 marzo 2025

The Lathums - Matter Does Not Define (Modern Sky Uk, 2025)

 


Sic transit gloria mundi. La celebre locuzione latina appare perfetta per definire la parabola artistica dei Lathums, quartetto originario di Wigan, giunto oggi al terzo album in studio, che a solo quattro anni di distanza dall’irresistibile esordio (How Beautiful Life Can Be del 2021), sembra essere stata incomprensibilmente dimenticata. Se quel disco, con cui la band inglese si affacciava allo star system in piena epoca covid, portando una sferzata di luminosa leggerezza in quei giorni così oscuri, fu celebrato dalla stampa specializzata e osannato dal pubblico, il nuovo Matter Does Not Define esce quasi nell’indifferenza generale, lontano dai radar che contano, vittima, evidentemente, della frenesia di un mondo che frulla tutto alla velocità della luce, e dimentica altrettanto velocemente, a causa, anche, dell’eccessiva saturazione dell’offerta.

I Lathums, però, hanno mantenuto alta la qualità di una proposta che vede il quartetto inglese, come per i due dischi precedenti, cimentarsi con un retrò pop (rock) che guarda agli anni ’80, quando gli alfieri di quel suono erano band come gli Smiths e gli Housemartins: chitarre sbarazzine, melodie irresistibili, un dolce amaro retrogusto malinconico e la capacità, non da tutti, di creare irresistibili inni da stadio.

Tuttavia, è cambiato l’approccio, decisamente più maturo, la profondità dell’introspezione di testi, tutti bellissimi, e la caratura tecnica dei quattro, mai così consapevoli della propria esuberante coesione.

Quando impareranno che non è la materia a definire un essere? Sono i riflessi delle lezioni che lasciano", canta Alex Moore nella splendida "Reflections of Lessons Left", una canzone che non avrebbe sfigurato tra le cose migliori del songbook degli Smiths, e che dà il tono a tutte le riflessioni liriche del disco, che esplora i temi della felicità e del dolore in una società dominata dall’effimero, dall’apparenza e da una dittatura materialista che tarpa le ali alla vera bellezza, trasformando gli essere umani in vuoti a rendere (e forse anche i vuoti fanno abbastanza schifo).

Ciò che rende i Lathums così unici e audaci, tuttavia, è che nonostante la prospettiva triste e la visione pessimistica, riescono a veicolare il loro messaggio attraverso melodie uncinanti e irresistibili, eludendo la tristezza attraverso la freschezza di canzoni agili, snelle, tutt’altro che frivole e, talvolta, indirizzate alla ricerca di una positività non sempre facile da trovare. In tal senso, non possono che tornare in mente gli Housemartins, evocati nel piglio accattivante di "Dynamite", una canzone che suona emozionante anche al decimo ascolto.

Che la band, pur mantenendo fede al proprio dna, abbia cercato, però, di uscire dalla trappola del deja vù è evidente in altri episodi del disco, a partire dalla ritmica arrembante e dai cori di "Heartbreaker", un’immersione in certo indie rock di metà anni ’00 (leggi Strokes), traboccante, in questo caso, di ottimismo e speranza, o nell’inaspettata "Stellar Cast", che suona come potrebbero suonare oggi gli Specials, alle prese con uno ska rock aggressivo, trainato da una poderosa linea di basso e inacidito da una folle assolo di chitarra.

E se nei tre quarti d’ora in cui si sviluppa Matter Does Not Define è la consueta, travolgente energia a farla da padrona, la band di Moore dimostra, tuttavia, anche si saper fare cose egregie rallentando il passo: "Unrequited Love" è una dolce amara ballata acustica in crescendo, di quelle che fanno battere il cuore fin dalla prima nota, mentre la conclusiva "Long Shadows", un midtempo che coagula grumi d’intimismo malinconico e atmosfere cinematografiche che deragliano in un finale pervaso da puro epos, è di sicuro una delle canzoni più belle mai scritte dalla band inglese.

Nonostante l’attenzione di pubblico e critica sia rivolta altrove, i Lathums continuano a scrivere grandi canzoni, e lo fanno con una coerenza e onestà invidiabile, tenendo fede alle proprie fonti d’ispirazione ma evitando accuratamente di replicare in modo frusto sempre la stessa formula. Il miglior modo per restare sul podio dellepiù interessanti indie band in circolazione. A dispetto di tutti.

Voto: 8

Genere: Pop, Rock




Blackswan, martedì 25/03/2025

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