Ci sono film che hanno un successo di pubblico assolutamente immotivato, o quantomeno motivato da ragioni che prescindono dalla caratura artistica della pellicola. Ieri, riascoltando casualmente una canzone che faceva parte della colonna sonora, mi è tornato in mente "Flashdance ". Ve lo ricordate ? Ovviamente si. "Flashdance" ebbe un successo planetario, fu una palpatina di Re Mida al culo di tutti i botteghini del mondo, tanto da diventare, nel corso degli anni, un vero e proprio ( trash?) cult per tutta la mia generazione ( il film vive sullo stesso pianerottolo emozionale del condominio abitato da "Harry Ti presento Sally ", " Dirty Dancing " e "Ghost " ).Mi ricordo che quando il film uscì nelle sale andai a vederlo con la fidanzatina dell'epoca. Di "Flashdance", inutile dirvelo, non mi importava una ceppa. Erano anni in cui obbedivo solo a General Ormone, e la proiezione altro non era che un'occasione per pomiciare duro, avvantaggiandomi della promiscua oscurità dell'ultima fila. Ovviamente, avevo fatto i conti sbagliati e l'oste ( cioè la fidanzatina ) mi presentò un conto salatissimo: che tenessi le mani a posto perchè lei il film se lo voleva vedere davvero.Incassato il due di picche, feci buon viso a cattivo gioco e mi abbandonai a una suntuosa pennica, bolla al naso e russamento fischiato annesso. Rivisto ( anzi visto ) in età adulta, lontano dal clamore mediatico dell'evento e con gli occhi allenati da anni e anni di cinema frequentato senza più secondi fini dettati da prurigini adolescenziali, l'impressione è che "Flashdance " sia una mezza cagata.Trama esile, banalità assortite, una regia da videoclip patinata e inconsistente, e un finale così laccato da far apparire l'acconciatura di Raffaella Carrà frutto delle imperscrutabili e scapigliate trame del destino. Però...però, se hanno salvato il soldato Rayn, due o tre motivi per salvare il soldato Owens ( il nome della protagonista del film ) ci sono. Intanto, Jennifer Beals, riguardo alla quale mi trovo d'accordo con il buon Nanni ( Moretti ), che nel primo episodio di "Caro Diario " se la spupazza tutta, tessendone lodi sperticate. Fermi tutti ! Non ho intenzione di scrivere una retrospettiva su Jennifer, non temete. Mi limiterò, in modo molto prosaico, a evidenziarne l'indiscutibile talento recitativo: era, ai tempi, una grandissima gnocca. Alzi la mano chi, tra i maschietti che hanno visto il film, non ha provato un bell'effetto extrasistole durante la sequenza in cui Jennifer si toglie il reggiseno da sotto la maglia. Roba da salivazione azzerata, lingua di pile, mano umida ( di sudore ) e occhio da triglia in padella.Tuttavia, oltre alle bocce notevoli e a un fisico da standing arrapation, il personaggio di Alex Owens era meritevole per un altro aspetto. Sto parlando di Working Class Heroes, amici, mica pizza e fichi. Alex era una della legge, una che si spaccava il culo in fabbrica, con contorno di fiamma ossidrica e catena di montaggio, e coltivava i suoi sogni, con immensi sacrifici, la sera, dopo il lavoro. Ho sempre adorato quelle cose del tipo " la classe operaia va in paradiso" o " con l'impegno e la dedizione si arriva ovunque ", la vita vissuta come Bartali, insomma, a stringere i denti sulle salite, passando la borraccia a quel fighetto borghesuccio di Coppi. E poco importa se, in verità, Jennifer Beals non interpretò nemmeno una delle scene di ballo ( usò quattro controfigure ), dal momento che non conosceva un passo di danza che fosse uno, ed era agile e tonica come una stele funeraria. Il cazzo di messaggio sofferenza = vittoria era luminoso come una giornata di sole e tanto bastava.Che era poi anche un bel messaggio di sostanza per quegli anni di disperato edonismo reaganiano.Concludo l'arringa difensiva, con una doverosa citazione della colonna sonora. Niente per cui spellarsi le mani, ovviamente, ma un paio di canzoni con un bel tiro straccia-mutande c'erano ( lo dico soprattutto a voi, fratelli rockers, che avete appena alzato il sopracciglio in un'espressione a metà fra lo sgomento e il disgusto ). Una è " Flashdance...What a Feeling " di Irene Cara, tormentone inossidabile mai caduto in prescrizione e ancora oggi cavallo di battaglia di ogni dj vintage che non si rispetti.Lo so, a noi amanti dei riff duri e del growl questo pezzo può al massimo piaciucchiare, ma tutto sommato ha una sua dignità.
L'altra, invece, è " Maniac ", di Michael Sembello, uno che, a dispetto del cognome da aperitivo, se l'è smazzata con gente del calibro di Stevie Wonder e Diana Ross. Questa canzone è assolutamente strepitosa, e chi non è d'accordo con me, peste lo colga. Riascoltatela con attenzione e pensateci: accorciata, rallentata, ripulita dalla patina eighties e arrangiata per chitarra elettrica, schizzerebbe subito in vetta alla top ten di Virgin Radio.Se c'è qualcuno che sa suonare e vuole sfruttare l'idea, mi accontento di un 10% dei diritti dovuti a Sembello. E' una buona proposta.
Blackswan, martedì 31/01/2012